Per quanto riguarda il centro storico, gli estensori del Piano Regolatore definirono l’edilizia delle aree residenziali popolari in “gravi” condizioni igieniche, statiche e di affollamento, con necessità di urgenti interventi di ristrutturazione e di risanamento specialmente alla Mattonata, nella parte orientale di San Giacomo e tra via San Florido e via della Cannoniera. Il Piano Regolatore Generale indicò alle future amministrazioni comunali la strada da percorrere: “Salvaguardare il nucleo storico, nell’edilizia maggiore ed in quella ambientale, evitare gli sventramenti nella struttura urbana e nelle mura, conservare l’ambito perimetrale che si è mantenuto finora, valorizzare gli antichi edifici con nuove destinazioni che possano inserirsi senza alterare l’organismo originario, curare l’arredo urbano; […] è questa l’ultima occasione per Città di Castello per inserirsi tra i maggiori centri umbri”. La carenza di fondi a disposizione non avrebbe dovuto scoraggiare un’attenta politica comunale in tale direzione. Si trattava, soprattutto, di avviare un’opera di recupero secondo giusti criteri, incentivando con opportune agevolazioni le iniziative dei privati. Quanto alle mura e alle fosse, contro l’opinione corrente che continuava a considerare le prime “una insopportabile cintura” e le seconde un terreno buono per edificare o per iniziative commerciali e produttive, il Piano propose l’assoluta tutela della cinta muraria e l’attrezzatura a giardino pubblico delle aree contigue esterne.