Un altro degli interventi urbanistici ritenuti urgenti dalle prime amministrazioni post-unitarie riguardava l’allargamento dell’attuale via Angeloni, a quel tempo via Cavour, presso la chiesa di Sant’Egidio. Vi era una lunga strozzatura tra le odierne piazze Magherini Graziani e Raffaello Sanzio. Scendendo verso il quartiere San Giacomo, oltre la chiesa di Sant’Egidio, sulla sinistra si trovava il monastero di San Benedetto, distaccato di soli m. 3,40 dalla facciata di fronte.
Nel redigere il progetto di ampliamento, l’ing. Baldeschi sottolineò i problemi arrecati da questa strozzatura: “[…] non si presta al libero scambio di veicoli ed ivi non di rado avvengono degli inconvenienti, attesoché i conduttori di quelli, impediti dalla tortuosità della via, non giungono in tempo ad arrestare i loro legni”. Lo stesso muro del monastero era definito “informe e pericolante”.
La demolizione della facciata del monastero, con l’allargamento della via da un metro ad un metro e mezzo, fu attuato nel 1862. Parve subito chiaro, però, che si sarebbero ottenuti risultati soddisfacenti solo mettendo mano anche ai restanti tratti angusti.
Su incarico del comune, l’ing. Scipione Lapi progettò una consistente rettificazione della strada, prevedendo un leggero taglio della stessa chiesa di Sant’Egidio, dei palazzi appartenenti ad Andrea Lignani Marchesani e a Bonifazio Sabatini e la completa demolizione di alcune case demaniali addossate al monastero di Santa Chiara e date in affitto a famiglie con basso reddito. L’ipotesi iniziale, redatta nel 1875, escludeva l’abbattimento dell’antica torre, detta “delle Murate”, che fiancheggiava le case demaniali. Queste ultime apparivano in pessimo stato e di pochissima solidità (“è uno sconcio vedere in una piazza ed in una delle strade principali delle luride casupole e pericolanti”, scrisse Lapi). Con la parziale demolizione, si sarebbe realizzato un taglio in linea retta, raggiungendo una sezione stradale di oltre sette metri.
Trascorsero alcuni anni prima che gli inquilini abbandonassero le case demaniali e si risolvesse il contenzioso aperto da Andrea Lignani Marchesani per l’esproprio di parte del suo palazzo. Infine, nel 1886, si decise l’attuazione del progetto, abbattendo anche l’antica torre per una più completa rettificazione e un più soddisfacente ampliamento della visuale. Non si tagliò, invece, la chiesa di Sant’Egidio. Successivamente, fu lo stesso parroco a proporre l’atterramento della facciata e la sua ricostruzione in posizione più arretrata, ma il comune non ritenne opportuno sobbarcarsi la nuova spesa.