Carri armati alleati a Selci Lama.
Case di Selci Lama distrutte dalle mine tedesche.
Crateri sulla strada statale a Selci Lama provocati da mine tedesche (foto Imperial War Museum).
La lenta avanzata degli Alleati lungo la valle.

La liberazione del territorio di San Giustino

La sera del 28 luglio 1924, con la ritirata dei tedeschi dalla linea Afra-Tevere, sembrava che l’attesa liberazione fosse imminente. Invece il fronte bellico si arrestò temporaneamente, con le prime linee anglo-indiane a metà strada tra Trebbio e Sansepolcro e, più a ovest, al di là del Tevere. Gli abitanti della Valtiberina toscana nulla sapevano dei piani degli Alleati, che allora prevedevano il concentramento delle truppe nell’Anghiarese per sferrare l’attacco all’Alpe di Catenaia e riservavano alle truppe corazzate del 12° Royal Lancers, schierate a est del Tevere, solo un ruolo di protezione del lato destro della 10a divisione indiana. Lo conferma in modo esplicito il Diario di guerra di tale corpo: “Il nostro ruolo è ancora la protezione dei fianchi e per domani terremo, con due squadroni appiedati, un triangolo con il vertice a Città di Castello, un lato sul fiume Tevere e l’altro costituito dalla strada Città di Castello-Belvedere-Apecchio”.

Senza essere quindi eccessivamente pressati dal nemico, i tedeschi ebbero modo di effettuare ulteriori demolizioni. Poi, il 3 agosto, evacuarono Sansepolcro e piazzarono la loro artiglieria sulle alture sovrastanti il centro abitato. L’indomani, furono degli abitanti del posto – ai quali i britannici ricorrevano con costanza soprattutto per acquisire precise indicazioni sull’ubicazione delle postazioni germaniche – a portare al 12° Lancers la notizia che i tedeschi avevano abbandonato Sansepolcro e San Giustino. La pioggia torrenziale che si abbatté sulla valle frenò in quel frangente le operazioni militari: i carri armati rimanevano impantanati e i corsi d’acqua in piena travolsero alcuni ponti costruiti dai genieri anglo-indiani. Tuttavia il 5 agosto lo squadrone A del 12° Lancers, inviato per controllare la veridicità delle informazioni date dai civili, superò il torrente Selci e alle ore 13 entrò a San Giustino. Si legge nel suo Diario di guerra: “Proseguendo, entrò a Sansepolcro alle 14.45. La città era libera dai tedeschi ma un solo cannone dall’area 5148 continuava a bombardare la città”.

In quei giorni i mezzi corazzati britannici si mossero con estrema cautela, anche perché trovavano continuamente sul percorso mine e trappole esplosive. Alle 13.25 del 6 agosto lo squadrone A del 12° Lancers entrò di nuovo a San Giustino con altri reparti, ma non riuscì a procedere verso Sansepolcro per le mine e per un grande cratere che bloccava la strada. Intanto alcuni carri armati, aggirando i campi minati, riuscirono a raggiungere Celalba. L’artiglieria tedesca era molto attiva e bombardava la zona di Lama.

Le posizioni rimasero sostanzialmente invariate per alcuni giorni, con rischiose infiltrazioni di pattuglie da parte britannica e una difesa tedesca fondata principalmente sul fuoco di sbarramento di pezzi di artiglieria molto ben nascosti e sull’azione di audaci nuclei di retroguardia. Reparti in esplorazione dei Lancers entrarono a Gricignano il 10 agosto e s’avvicinarono a Cospaia l’indomani, abbastanza per rendersi conto che il terreno era del tutto inadatto ai carri armati. Tra l’altro, giocava a sfavore dei mezzi corazzati anche l’abbondante pioggia notturna caduta in precedenza.

 

Per il testo integrale, con le note e la fonte delle illustrazioni, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.