Fotografie di legionari tifernati in Africa Orientale pubblicate da “La Nazione”.
Cartolina inviata al meccanico e ciclista di Lerchi Gabriele Spapperi.
Medaglia ricordo consegnata dal Comune ai reduci dall'Africa Orientale.
Tifernati in Africa Orientale: da sinistra Alberto Burri, Ivo Serafini, Giuseppe Gentili e Facondo Andreoli.

La guerra in Africa Orientale

Le vicende della guerra in Africa Orientale si sono succedute nel corso dell’amministrazione di Enrico Ruggieri. Città di Castello dette un tangibile contributo alla guerra, con un contingente di 338 combattenti, 106 dei quali Camicie Nere; i volontari ammontavano a 117.
Le Camicie Nere, al comando del centurione Pietro Gambuli, si aggregarono alla divisione XXIII Marzo e raggiunsero Massaua all’inizio di settembre del 1935.
Le truppe italiane completarono la conquista dell’Etiopia nel maggio del 1936. Tra i combattenti tifernati si contarono cinque caduti: tre furono i decorati al valor militare.
Il sentimento nazionalistico si era accentuato per le sanzioni economiche comminate contro l’Italia dalla Società delle Nazioni. Mussolini promosse una capillare raccolta di oro tra la popolazione, invitando la popolazione a donare le proprie fedi nuziali per la patria. In un clima di acceso nazionalismo, il 18 dicembre 1935 venne celebrata la Giornata della Fede.
Nella sola zona di Trestina furono 399 le fedi d’oro donate e sostituite con fedi di argento brunito. Una signora così motivò il gesto: “pur non avendo di più caro al mondo che la mia unica fede matrimoniale, ben di cuore la offro al Duce […] per la grandezza della Patria”.
Con una solenne cerimonia a San Domenico, il 2 febbraio 1936, i donatori ricevettero degli anelli in ferro brunito in sostituzione delle fedi d’oro. In Italia furono complessivamente 2.262 i chilogrammi d’oro raccolti.
Oltre all’oro, il regime chiese agli italiani di donare rottami di ferro, di ghisa e di ogni altro metallo riutilizzabile. Alla campagna parteciparono attivamente la scuola e le organizzazioni giovanili. Il 21 aprile 1937, Natale di Roma, giovani fascisti in divisa percorsero la città su carri per la raccolta. Si chiese anche la rimozione e donazione delle cancellate che non avessero pregio artistico.
I combattenti tifernati in Africa Orientale tornarono il città l’8 dicembre 1936.

Eugenio Tommasini Mattiucci, già sindaco di Città di Castello, divenne commissario regionale in Africa Orientale. Ricoprì incarichi amministrativi di rilievo in Africa Orientale anche il tifernate Andrea Lignani Marchesani. Un altro fascista di Città di Castello, Carlo Giglio, nel 1939 fu nominato dal direttorio nazionale del PNF capo dell’Ufficio Africa Italiana.

 

Per un quadro più ampio del tema, si veda il mio volume Il fascismo a Città di Castello, Petruzzi Editore, Città di Castello 2004.