La sede della Scuola, con i suoi laboratori, nel momento di massima espansione.
Esercitazioni di edilizia e di limatura.

La flessione

Con il 1° gennaio del 1985 il personale della “Bufalini” entrò a far parte dei ruoli regionali. Riguardò 17 dipendenti; la figura di bidello-operaio continuò a essere retribuita dall’Opera Pia. Tale fatto indubbiamente significò maggiore tranquillità finanziaria per la “Bufalini”. Quanto al personale, acquisì sicurezza occupazionale e vide sostanzialmente riconosciuti i suoi diritti economici. Inevitabilmente la regionalizzazione dei dipendenti significò anche la fine di un’epoca nella quale essi si sentivano fortemente responsabilizzati a contribuire a tenere elevato il numero degli iscritti, dal quale dipendeva il mantenimento della propria attività lavorativa.

In effetti il reclutamento di nuovi iscritti divenne più problematico. Dal 1986 il numero degli allievi diplomati rivelò una situazione di crisi grave e progressiva: quell’anno uscirono dalla Scuola 47 ragazzi, 22 in meno dell’anno precedente. Nel 1987 il numero scese a 31, due anni dopo a 27. Tra il 1989 e il 1990 si esaurirono i corsi per muratore e per falegname.
In quel periodo la “Bufalini” si trovò nella situazione di doversi tutelare contro voci infondate che la dipingevano in decadenza irreversibile. Il direttore Gonzales spiegò tali insinuazioni come eccessi di una “concorrenzialità selvaggia” tra istituti di istruzione superiore che avrebbe potuto essere evitata con una più corretta attività di orientamento degli allievi in uscita dalla scuola media inferiore. In effetti l’offerta formativa per gli studenti delle scuole superiori si stava ampliando proprio mentre cominciava a diminuire il numero dei giovani in quella fascia d’età.
All’inizio del nuovo decennio i disagi didattici conseguenti alla demolizione dei laboratori per edificare il nuovo stabile dell’Istituto Tecnico Industriale aggravarono la situazione. I nuovi laboratori della Scuola, a pianterreno di quella sede, furono inaugurati nel dicembre 1991. Intanto, però, la loro temporanea inagibilità non aveva certo giovato alla “Bufalini”: i giovani diplomati nel corsi di prima formazione scesero a 17 nel 1990, 10 nel 1991, 9 nel 1992, fino al minimo di 6 nell’anno successivo. In quel duro frangente, contribuirono a tenere in vita la Scuola i corsi per adulti dedicati alla sicurezza nei cantieri e al recupero dell’edilizia storica, alla formazione di disegnatori in ambiente CAD [Computer Aided Design], di operatori nel controllo di processo con tecnologie plc e microprocessori e di tecnici di impianti gas.