Nel secondo dopoguerra l’espansione della F.A.T. richiese la costruzione di due magazzini per botti nel sobborgo di Rignaldello.
Nel 1953 l’azienda iniziò la sperimentazione dei tabacchi subtropicali, soprattutto del Sumatra. Fu coltivato direttamente dalla Fattoria in campi serra coperti di garza bianca, che contraddistinsero il paesaggio altotiberino all’epoca: sotto la protezione in garza si ricreavano le condizioni di caldo umido in cui le piante avevano modo di vegetare. Il successo della sperimentazione portò ad edificare a Rignaldello, tra il 1958 e il 1965, 11 grandi capannoni, con le condizioni di caldo umido necessarie all’essiccazione del Sumatra.
La lavorazione del tropicale avrebbe raggiunto il maggior numero di addetti a metà degli anni ‘60, quando se ne impiegarono da dicembre ad aprile dai 230 ai 316.
Gli essiccatoi di Rignaldello restarono operativi fino alla metà degli anni ’70, quando la coltura non fu più remunerativa.
Risale al 1976 la concessione di un primo capannone all’artista tifernate Alberto Burri (1915-1995); tre anni dopo lo apriva al pubblico allestendovi il suo vasto ciclo pittorico “Il viaggio”.
In seguito Burri favorì l’acquisto dell’intero complesso da parte della Fondazione Palazzo Albizzini nel 1989, avvenuto alienando alcune sue opere, e curò in stretta sintonia con gli architetti Alberto Bacchi e Tiziano Sarteanesi il progetto di recupero e di adattamento museale. Lo spazio espositivo, inaugurato nel 1990, ospita 128 opere di grandi dimensioni e copre un’area di 7.500 metri quadrati, per 1.250 metri lineari di pareti.
Due successivi interventi di ristrutturazione hanno interessato gli altri ex magazzini per lo stoccaggio delle botti di tabacco a Rignaldello, in prossimità degli essiccatoi. Un primo capannone, nel 2002, è stato adibito a uffici; il secondo ospita dal 2008 un supermercato. Entrambi gli interventi sono stati progettati dall’arch. Tiziano Sarteanesi.