Partigiani montenegrini del Battaglione Stalingrado.
Diploma di Cleto Rebiscini

La 5aBrigata Garibaldi ‘Pesaro’

Nel territorio marchigiano confinante con l’Alta Valle del Tevere operarono bande partigiane che in più occasioni interagirono con quelle umbre e toscane. Di tali episodi si parla diffusamente nel volume.
Il primo nucleo di quella che diventò la 5a Brigata Garibaldi “Pesaro” si aggregò tra il novembre e il dicembre 1943 nella zona di Cantiano. Ne facevano parte Erivo Ferri (“Francesco”), Ottavio Ricci (“Nicola”), Giannetto Dini, Gianni Pierpaoli, Vincenzo Lombarozzi e degli slavi fuggiti dal campo di concentramento di Renicci di Anghiari: Vinco Cosuck, Drago Gorenne e Franco Simac.
Nel gennaio 1944 furono messi in piedi i primi due distaccamenti: nel territorio di Cantiano il “Picelli”, con 50 partigiani al comando di Erivo Ferri, e presso Frontone il “Gramsci”, con 20 uomini al comando di Pierino Raffaelli (“Ugo”). A marzo si costituirono il “Fastiggi”, il “Pisacane”, lo “Stalingrado” e il “Gasparini”.
Quando, nell’aprile 1944, le bande si strutturarono nella Brigata Garibaldi “Pesaro” – nell’ambito della Divisione Garibaldi Marche, che coordinava la Resistenza nelle province di Ancona, Pesaro e Urbino –, il “Fastiggi”, il “Pisacane” e il “Gramsci” costituirono il primo battaglione, al comando del ventisettenne pesarese Renato Vianello (“Raniero”). A Pietralunga e Morena la si conosceva come “banda di Cantiano”; dalla fine di marzo ai primi di maggio 1944 gravitò tra Colle d’Antico e Morena, nell’estremo lembo nord-orientale dell’Umbria. I distaccamenti “Picelli”, “Stalingrado” e “Gasparini” formarono il secondo battaglione della “Pesaro”. Lo comandava Giuseppe Mari (“Carlo”) e si muoveva nella zona che da Apecchio, a ridosso del Monte Nerone, si dispiegava lungo la Linea Gotica fino a Urbino.
Il continuo afflusso di giovani alla macchia portò a costituire due altri battaglioni. Il terzo, nel quale confluì anche il “Gasparini”, incluse i distaccamenti “Matteotti” e “Guadalajara” e fu comandato prima da Giuseppe Tomassini (“Giocondo”), poi da Cristoforo Moscioni (“Vittorio”). Il quarto battaglione assorbì i partigiani stranieri dello “Stalingrado” e mantenne tale denominazione. Suo comandante era un personaggio di rilievo della Resistenza marchigiana, conosciuto e apprezzato da molti partigiani altotiberini: Milutin Pavlicic, detto “Brko” (“Baffo”). Dopo aver aggregato un primo consistente gruppo di montenegrini presso Frontone, “Brko” si era trasferito più a nord, verso Sant’Angelo in Vado. Successivamente era confluito con i suoi uomini nel “Picelli” – insediato tra Cantiano, Pontedazzo e Monte Nerone –, diventandone commissario politico al fianco del comandante Erivo Ferri. Al “Picelli” si era unito un altro nucleo che aveva il suo leader in Poldo Verbovsek, slavo già internato a Piobbico. Il processo di aggregazione visse quindi un altro momento significativo quando “Brko”, d’intesa con i comandanti partigiani italiani, rese autonoma la sua formazione, convogliandovi i numerosi slavi frazionati nei vari gruppi alla macchia. Nasceva così il quarto battaglione “Stalingrado”, forte di 167 uomini tra jugoslavi, soprattutto, e russi, operativo tra i monti Nerone e Catria.
Solo a luglio confluirono organicamente nella “Pesaro”, andando a formare il quinto battaglione, le bande Panichi e Tumiati, fino ad allora autonome e comandate rispettivamente da Flavio Aluigi e Giuseppe Tocchini, il quale aveva Gustavo Terradura come commissario politico. A comandare il quinto battaglione venne designato Oscar Ubaldi (“Veltro”); lo affiancò come commissario politico Samuele Panichi.
Nell’ambito di questa definitiva strutturazione della “Pesaro”, l’afflusso di nuove reclute nel secondo battaglione indusse a costituire nel suo seno due nuovi distaccamenti: il “Giornelli” (comandante Vittorio Filippini, “Alberto”) e il “Dini” (comandante Erivo Ferri). Fu a questo battaglione che si collegò un ulteriore distaccamento, il “Montefeltro”.
Nei ruoli della Brigata, pubblicati da Umberto Marini, figurano in totale 865 partigiani italiani, 142 slavi e 42 russi. In questi elenchi, 19 partigiani risultano essere di Pietralunga, 18 di Sestino, 5 di Città di Castello, 3 di Badia Tedalda, 1 di Sansepolcro.