Conteggio automatico delle foglie di tabacco (1928).
Giulio Pierangeli, avvocato e consulente della Fattoria.
Fabbricazione delle botti per il tabacco (1928).
Imbottamento delle foglie di tabacco (1928).

Il primo statuto

 

Il 25 maggio 1928, con un atto privato, la Fattoria Autonoma Consorziale Tabacchi si costituiva in società civile. I terreni della sua concessione – si legge nel documento – si estendevano per 678 ettari nei comuni di Città di Castello, Umbertide, Perugia, Citerna e Sangiustino, con un’autorizzazione a coltivare 9.383.520 piante di tabacco.
Il 2 giugno di quell’anno i soci approvavano a grande maggioranza lo statuto. Proprio il dibattito su di esso fece emergere per la prima volta chiare diversità di impostazione nella politica aziendale. Il socio Mario Bertanzi così sintetizzò le divergenze: “I dissidenti considerano la Fattoria come un’industria che deve dare utili ai soci, la maggioranza la considera come un’azienda agraria a vantaggio di tutti gli agricoltori”. La minoranza dissenziente – una ventina di soci che ebbero nel marchese Annibale Prosperini il portavoce – proponeva dunque un radicale mutamento di concezione aziendale, al quale si opposero energicamente i procuratori Rossi e Della Porta, forti del sostegno della grande maggioranza dei coltivatori. I dissidenti minacciarono persino di richiedere la messa in liquidazione della vecchia società di fatto, qualora non fossero state accolte alcune loro proposte di modifiche statutarie. I procuratori rimasero inflessibili sulla necessità di non toccare lo spirito e la sostanza dello statuto, che subì variazioni di secondaria importanza. La vicenda lasciò qualche strascico, in particolar modo nei rapporti tra i procuratori e il marchese Prosperini. Tuttavia, anche se appare un po’ enfatica l’affermazione che la vita aziendale non fu mai “turbata da dissensi”, si può dire che, superata quella burrasca, la navicella della Fattoria veleggiò verso le sfide degli anni ’30 ben motivata e compatta.
Una navicella che, in quello stesso periodo, aveva saputo superare uno scoglio molto insidioso. All’inizio della campagna 1928 il Monopolio, rilevando l’insoddisfacente qualità di combustibilità del tabacco coltivato nei Comuni dove si estendeva la concessione della Fattoria, lo declassificò a terza categoria; un provvedimento che significava minori prezzi e una prevedibile riduzione del contingente assegnato. Consapevole della necessità di dover migliorare la combustibilità, la Fattoria si era però mossa per tempo, commissionando al prof. Paris, dell’Università di Perugia, uno studio sulla natura chimica dei terreni e sui mezzi da adottare per modificarla. Paris suggerì una formula di concimazione chimica a base potassica, che la Fattoria rese obbligatoria per i soci il 5 aprile 1928. In virtù di questo immediato provvedimento, fu possibile affrancarsi dal “marchio della scarsa combustibilità” già con il prodotto del 1928. Nel rendere noto l’auspicato provvedimento della direzione compartimentale del Monopolio, Sergio Rossi affermò: “Se è stato possibile superare in breve tempo il pericolo gravissimo della squalifica dei nostri tabacchi nei riguardi della combustibilità, il merito è della Fattoria nel suo complesso: direttore, conduttori di fondi rustici, coltivatori, maestranze, per lo spirito di collaborazione che anima tutti e che induce a compiere ogni sforzo per il miglioramento dei prodotti”. Poi aggiunse, in polemica con la minoranza che chiedeva un cambiamento di rotta: “Se la Fattoria fosse stata un’impresa di speculazione, che avesse mirato a distribuire utili fra i soci, questo spirito di collaborazione, questa tensione di tutte le energie in vista del miglioramento dei prodotti non vi sarebbero stati”.
Lo scampato pericolo rafforzò dunque l’autorevolezza dei procuratori e del direttore della Fattoria, che con lungimiranza si erano incamminati nel costoso ma indilazionabile percorso del miglioramento qualitativo del prodotto. Ciò implicava anche perfezionarne il trattamento nel magazzino e richiese quindi cospicui investimenti per ampliare lo stabilimento e adeguare gli impianti; risale a quell’epoca l’adozione degli aerotermi. Inoltre portò a diffondere fra i coltivatori le pratiche di coltura e di cura più adatte e a sperimentare – lo si fece nel “Campo delle varietà” di Badia San Cassiano – le combinazioni di semi, metodi colturali, concimazioni e cure in grado di produrre il buon tabacco necessario alle Manifatture per rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori.