Distintivo squadrista.
Lo squadrista tifernate Giuseppe Gentili a una manifestazione.

Il giuramento degli squadristi

Il giuramento degli squadristi tifernati, formulato da Angelo Falchi e sottoscritto il 30 luglio 1921.
“Giuro: di tendere continuamente al miglioramento morale del mio me, affinché io possa veramente, e nel grado più alto ch’io abbia la forza di attingere, contribuire col lavoro della mente o del braccio alla prosperità e alla grandezza della mia Patria in un ambito d’equità e di giustizia umana; d’adoperarmi a tutt’uomo, a seconda de’ mezzi a mia disposizione, affinché le mie idee e i miei sentimenti sian condivisi dai più e il culto della Patria rifiorisca ovunque, mercé la buona persuasione della parola e dell’esempio; d’accettare come una triste ma ineluttabile necessità la violenza, laddove la persuasione non valga e le male arti dei traviati e dei cattivi continuino; di considerare questo mio nuovo stato politico, finché le condizioni della Nazione lo richiedano, come una vera e propria milizia; e dunque, in quanto milite, di obbedire ciecamente e scrupolosamente ai miei capi; di deporre, perché fascista, ogni risentimento di amor proprio contro chicchessia e ogni pensiero di personale interesse verso checchessia; invoco fin d’ora su me tutta la crudezza degli ordinamenti disciplinari e l’ira e l’obbrobrio de’ miei camerati, s’io malauguratamente dovessi mancare in tutto o in parte a questa giurata promessa”.
La squadra d’azione “Mussolini” di Città di Castello. La coorte tifernate comprendeva altre cinque squadre, denominate “Disperatissima”, “Fiume”, “Aquila Rossa”, “Tiferno” e “D’Annunzio”. Avevano come motti: “Frangar non flectar” (squadra “Mussolini”), “Excelsior!” (squadra “Aquila Rossa”), “Fino alla morte”, “Sempre con fedeltà”, “Libertà”, “Quis contra nos?”.
La camicia nera fascista si ispirava alle fiamme nere e alle mostrine degli Arditi, i reparti d’assalto italiani della Grande Guerra. Da essi il fascismo mutuò anche il fez e la forma di saluto “a noi!”; inoltre il loro canto, “Giovinezza”, diventò l’inno degli squadristi e poi del regime fascista.

Per un quadro più ampio del tema, si veda il mio volume Il fascismo a Città di Castello, Petruzzi Editore, Città di Castello 2004.