Negozio tifernate in una foto di Hartmann.
Gruppo famigliare a pranzo.
Processione del Corpus Domini.

Il fotografo

In tante sue fotografie si rispecchiano – ora nelle occupazioni quotidiane, ora nel tempo libero – sia la borghesia tifernate, sia il ceto contadino. Non si tratta di immagini prodotte con consapevoli intenti artistici; né di una sistematica opera di documentazione. Si ha l’impressione che Hartmann, in genere, intendesse semplicemente “cogliere” dei momenti per lui significativi, tanto per serbarne il ricordo: il ritratto di un conoscente nel suo ambiente di vita e di lavoro, un gruppo di amici e parenti in una gita, in una festa o in una passeggiata, un bel paesaggio, uno scorcio suggestivo della città. Ma la spiccata curiosità per quanto avveniva in una realtà urbana e rurale così diversa dalla natia Svizzera lo portarono a realizzare fotografie che finiscono con l’assumere un rilevante impatto documentario: si pensi a quelle che ritraggono il via vai di gente e di bestiame in occasione delle fiere e dei mercati, la processione del Corpus Domini, l’allestimento dell’Esposizione Agricola e d’Arte Antica del 1893, la gara ciclistica, la catastrofica inondazione del Tevere del 1896, la battitura e trebbiatura del grano, le feste in campagna, gli interventi urbanistici che mutarono il volto della piazza centrale della città. Inoltre Hartmann portava spesso con sé la macchina fotografica nelle sue lunghe passeggiate: molte immagini, quindi, propongono inedite vedute delle frazioni tifernati e dei limitrofi centri altotiberini alla fine dell’Ottocento. Di questa sua abitudine di fissare nella memoria volti, scene e, soprattutto, paesaggi, si ha traccia anche nelle agende. Non è raro trovare, persino nelle più piccole, schizzi minuti di paesaggi accanto alle poche sintetiche frasi che descrivevano l’escursione; altri quadernetti, di dimensioni leggermente maggiori, raccolgono disegni più compiuti dei luoghi visitati, accanto a ritratti – talora caricature – di persone incontrate.
Sfogliando gli album di Hartmann, quindi, emerge chiaro il valore del patrimonio di cui la cultura di Città di Castello può beneficiare. E non se ne apprezza solo il contenuto: colpisce infatti la sensibilità del fotografo, che percepiamo come molto attuale, per le istantanee sapientemente inquadrate e piene di vita e per la capacità di ambientare i personaggi e di cogliere il momento cruciale di un’azione.