Il Distaccamento Montefeltro e i partigiani di Sestino

Un reparto partigiano della 5a Brigata Garibaldi “Pesaro” – il Distaccamento Montefeltro – rimase operativo nella zona montana tra l’Alpe della Luna, Sestino e Carpegna, rivelandosi molto utile agli Alleati. Alla fine di luglio, quando gli Alleati erano ormai saldamente a Città di Castello e stavano avanzando verso Pistrino e San Giustino, alcuni di questi partigiani attraversarono le linee in punti diversi e in piccole pattuglie per sfuggire ai tedeschi. Riuscirono a ricompattarsi a Città di Castello. Raccontò Alfeo Narduzzi: “Gli Alleati tentarono di scioglierci, ma visto che eravamo utili anche a loro per le azioni di pattuglia, ci hanno concesso asilo in un ex collegio della GIL e lì abbiamo formato una caserma che chiamammo ‘Montefeltro’ al mio comando. Avevo il compito di dare alloggio e vitto a tutti i partigiani dei diversi distaccamenti che attraversavano le linee e in più a un certo numero di profughi. Ma il compito principale era quello che gli Alleati ci mobilitavano volta per volta per fare servizio di punta che di norma comandavo io […]”.

Il Distaccamento Montefeltro – con Mario Rossi comandante militare e Alfeo Narduzzi commissario politico – divenne punto di aggregazione dei partigiani del territorio di Sestino. Diversi di essi avevano militato in altre formazioni, poi confluite nella 5a Brigata Garibaldi “Pesaro”: la “Gasparini”, la “Giornelli”, che operò tra l’Apecchiese, Sant’Angelo in Vado e Mercatello sul Metauro, e la “Picelli”, che stazionò a lungo a Serra Battiroli e a Pieve dei Graticcioli. Nel corso del mese di agosto alcuni partigiani del “Montefeltro” si prodigarono in un rischioso lavoro di spola tra la zona di Parchiule (Borgo Pace) e l’Alta Valle del Tevere per portare in salvo persone e bestiame oltre le linee tedesche. Uno di essi fu Bruno Ercolani, che per una quindicina di volte oltrepassò il fronte, quasi sempre al passo dei Tre Termini: “[…] si passava dopo la mezzanotte e si scendeva giù fino ad un punto vicino a Sansepolcro, dove c’erano delle persone che prendevano in consegna persone e bestiame”.

Il “Montefeltro” ebbe cinque caduti: tre suoi partigiani furono fucilati a Ripa delle Vecchie (Borgo Pace), altri due morirono per le ferite patite nel combattimento di Miraldella di Sestino.

I reparti del “Montefeltro” che continuarono la lotta armata si posero al servizio del 12° Squadrone Lancers, prevalentemente per azioni di pattuglia. La mattina del 23 settembre – lo stesso giorno della liberazione di Badia Tedalda – entrarono a Sestino. Scrisse in una relazione Bruno Brunacci: “La mattina del 23 settembre, riuniti tutti i partigiani sparsi per la zona, con il consenso del comandante alleato, occupammo il paese di Sestino”. A sera gli uomini del “Montefeltro” comunicarono agli Alleati l’avvenuta liberazione della cittadina. Nei giorni successivi continuarono a essere impiegati in servizi di pattuglia verso la Linea Gotica. Affermò Brunacci: “Il comando alleato in merito al prezioso contributo dato, ci rilasciava un manoscritto, dove esaltava il valore di questa piccola formazione partigiana”. Il “Montefeltro” sarebbe stato smobilitato l’8 ottobre.

Quando gli Alleati vi entrarono, il 1° ottobre, Sestino era dunque già controllata dai partigiani. Anche lì i tedeschi avevano fatto saltare in aria i ponti e diverse case del capoluogo.

Per il testo integrale, con le note e la fonte delle illustrazioni, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.