Pagina del diario di Lazzari.
La pubblicazione dell'Istituto "Gabriotti" che ripropone il diario di Lazzari,

Il diario di Ferdinando Lazzari

Il falegname di Città di Castello Ferdinando Lazzari scrisse di getto i suoi amari ricordi mentre tornava dalla prigionia in Germania. Il rimpatrio degli internati nei lager tedeschi avvenne gradualmente, rallentato da tante difficoltà. Lazzari dovette sostare per un mese, forse a Ludwigsburg, e fu lì che ripercorse le fasi angosciose della sua vicenda. Volle fissare subito su carta, a caldo, i patimenti e i maltrattamenti subiti. E lo fece con la schietta espressività di un artigiano poco avvezzo allo scrivere, con largo uso di vocaboli e di forme dialettali.
È un testo “duro”, spietato nella condanna dei tormenti sofferti, così come spietati furono i suoi aguzzini. Un testo che va quindi inquadrato nel clima di guerra e di sfacelo della convivenza umana da essa prodotta.

Proprio per questo è una memoria importante: perché rivela brutalmente lo scempio che la guerra produce nel corpo e nella psiche. Nel contempo permette ancor più di apprezzare lo straordinario lavoro di ricostruzione della civiltà che nel dopoguerra hanno saputo portare avanti popoli allora “nemici”, ora affratellati nel progetto dell’unificazione europea.