I corpi dei giovani impiccati, rimossi dal capestro.
Lapide a ricordo dell'eccidio.

I giovani impiccati al passo della Scheggia

Nelle prime ore del 26 giugno 1944 scattò una energica operazione anti-guerriglia nella zona tra la strada della Libbia e Montauto. Il partigiano Sabatino Mazzi, ventiduenne di Giovi (Arezzo), venne catturato con indosso tre caricatori di munizioni. Poi, di primo pomeriggio, i tedeschi misero le mani su altri quattro giovani di Monterchi. Erano Tommaso Calabresi, Pasquale Checcaglini ed Enrico Riponi e Francesco Franceschi. Si legge nella relazione germanica: “In loro possesso si trovavano […] munizioni italiane, bombe a mano, un fucile ed altri pezzi di equipaggiamento. Queste quattro persone, come pure il bandito trovato al mattino, furono impiccate ad una forca allestita”. I giovani di Monterchi avevano appena deciso di unirsi ai partigiani e la mattina stessa erano passati per Anghiari per prelevare delle armi.

La loro fu una morte orribile. La memoria tramandata è che, dopo averli torturati, verso le ore 8 di sera li impiccarono poco oltre il passo della Scheggia con fili di ferro su un tronco d’albero appoggiato a due colonne, finendoli a rivoltellate mentre agonizzavano. Prima di andarsene, i tedeschi appesero un cartello: a seconda delle fonti, invitava i commilitoni di passaggio per l’adiacente strada provinciale a sparare sui cadaveri, oppure a non avvicinarsi e a farli seppellire dai “liberatori”. Qualche giorno dopo passò di lì un reparto di partigiani. Raccontò uno di essi: “In cima alla Libbia ci fermammo a staccare i cinque impiccati, fra i quali c’era il nostro compagno Sabatino Mazzi: lo seppellimmo nel piccolo cimitero di Colignola. […] Gli altri, per risparmiargli lo scempio delle soldataglie in transito, che scaricavano su quei poveri corpi i loro mitra, tagliammo le corde e li adagiammo per terra. Era l’unica cosa che potevamo fare”. Le quattro salme, ormai in avanzato stato di decomposizione, dovettero essere bruciate dai soldati alleati al loro arrivo nella zona, i primi di agosto.

Tommaso Calabresi (di Giuseppe, nato nel 1926 a Monterchi), Pasquale Checcaglini Pasquale (di Nicola, nato a Città di Castello nel 1925), Francesco Franceschi (di Angelo, nato nel 1924 a Monterchi) ed Enrico Riponi Enrico (di Alfredo, nato nel 1925 a Monterchi), tutti residenti a Monterchi, furono riconosciuti partigiani combattenti della 23a Brigata Garibaldi “Pio Borri” con militanza dal 3 marzo 1944 alla data della morte.

 

Per il testo integrale, con le note e i riferimenti iconografici, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.