Giuseppe Grifani
Il periodico repubblicano stampato dalla tipografia.
Uno dei tanti moduli stampati dalla tipografia per gli enti locali.

Giuseppe Grifani e il fallimento

A Giuseppe Grifani, che nel 1882 aveva 44 anni, si prospettava quindi un duro lavoro per risollevare le sorti della tipografia. Non ebbe però molta fortuna. Nel 1909, nella loro storia della stampa tifernate, Falchi e Marinelli così si espressero su quel loro “vecchio amico”: “Il nipote […] non poté seguitare le buone tradizioni dello zio materno. Spirito bizzarro, ingegno versatilissimo, poteva permettersi la licenza di passar con eguale disinvoltura dal palcoscenico de’ filodrammatici scapestrati e gaudenti, attore de’ primi, alla ribalta degli Illuminati, comprimario melodrammatico; dall’esecuzione di un pezzo per ‘tromba’ allo studio e alla pratica di flebotomo nel civico Spedale; sì che l’Arte per lui scese in ben seconda linea”.

Le biblioteche e gli archivi tifernati conservano poche pubblicazioni della “Grifani-Donati” tra il 1882 e il 1892: sporadici opuscoletti celebrativi in versi, elogi funebri, avvisi teatrali, libretti colonici, resoconti annuali della Congregazione di Carità, alcuni regolamenti comunali, qualche pubblicazione di natura religiosa, statuti di associazioni. Contestualmente si verificò una progressiva erosione della clientela un tempo fedele: Cassa di Risparmio, curia vescovile e Municipio presero a rivolgersi sempre più frequentemente alla “Lapi”.

Se la “Grifani-Donati” continuò comunque a lasciare una marcata traccia di sé, lo si deve anche alla pubblicazione di periodici locali. Nell’estate del 1884 “Lo Studente” – “giornale letterario, scientifico, umoristico” – si rivelò un’esperienza breve e senza particolare risonanza. La stampa de “La Scintilla”, tra l’agosto del 1885 e l’ottobre del 1887, segnò invece un momento di rilievo nella storia politica tifernate. Era il settimanale del proprietario terriero di Morra Giuseppe Nicasi, persona di cultura e di idee repubblicane. Il successo del periodico si rispecchiò nelle 600 copie di tiratura raggiunte nel gennaio del 1886 e nella sua affermazione a livello provinciale, con una redazione addirittura a Foligno.

Proprio un inserto pubblicitario inserito da Grifani ne “La Scintilla” offre una delle poche informazioni sulla sua tipografia in quel periodo. Vi si legge che, “essendo fornita di nuove macchine e nuovi tipi” era “in grado di eseguire qualunque lavoro tanto di lusso quanto economico”. Oltre a vantare prezzi modicissimi e “lavorazione ineccezionabile”, elencava al dettaglio la produzione di carattere commerciale che ormai la contraddistingueva: fatture, intestazioni, cartoline aziendali, registri, moduli, bollettari, etichette, prospetti, circolari, programmi, relazioni, rendiconti, diplomi, partecipazioni di nascita e di morte e stampati per amministrazioni pubbliche e private.

Gli affari, però, non andavano bene affatto e le condizioni finanziarie della tipografie si aggravarono progressivamente, al punto da provocare il fallimento. La sentenza fu pronunciata dal tribunale civile di Perugia il 14 novembre 1892. Di questa traumatica vicenda – di cui mancano dettagli – restano poche tracce negli archivi.

La “Grifani-Donati” non cessò l’attività, ma dovette passare un gran brutto momento. Ancora alla fine del 1894 il Comune, suo creditore, si trovò costretto a trattenere la metà dell’importo dei lavori assegnatigli “a diminuzione del suo dare e in conto delle corrisposte in corso”.

A Giuseppe non si trovò solo nell’affrontare tali difficoltà. Il figlio Ernesto, nato nel 1867, lavorava con lui e stava dimostrando di poter affiancare il padre con competenza; inoltre aveva sposato una tipografa compositrice, Leonida Carbini, cresciuta alla “Lapi” e poi inseritasi nell’azienda famigliare fino a diventarne una colonna. Anche l’altro figlio, Plinio, di qualche anno più giovane, era stato avviato all’arte nel laboratorio (“nacque tra le casse ed il torchio, ed ebbe, come primi trastulli, vantaggi, compositoi e caratteri fuori uso”) e vi rimase fino all’epoca del fallimento; poi sarebbe stato assunto alla “Lapi”, diventandovi proto e meritandosi nel 1931 la Stella al Merito del Lavoro.