Carta intestata e ricevuta di Francesco Pennacchi.

Francesco Pennacchi

Verso la fine degli anni ’50 le uniche officine di una certa consistenza erano quelle di Luigi Leomazzi e Francesco Pennacchi, socio – questi – per diversi anni di Antonio Moretti. In quell’ultimo scorcio di sovranità pontificia, si trattava delle sole botteghe che godessero di sufficienti entrate per poter pagare le tasse governative d’esercizio. Inoltre, con Beni or­mai vecchio, finirono con l’ereditare le più co­spicue commesse di lavoro degli istituti religiosi.
Moretti e Pennacchi, fabbri e fonditori, si si­stemarono nel torrione medioevale di porta San Florido che dava sulla piazza del mercato; vi restarono fino alla sua demolizione, provocata dal colpo di mano di una massa di braccianti affamati, alla disperata ricerca di una qualsiasi occasione di lavoro all’indomani dell’annessio­ne della città al Regno d’Italia. Pennacchi svolse per la Cattedrale tutte le mansioni consuetudinarie per un fabbro. Ri­guardo alle commesse comunali, vi è documentazione solo dei lavori effettuati nel 1851, quando i “vetrari, stagnini, ferrai e ottonari” Moretti e Pennacchi fu­rono pagati per “re­stau­ro delle doccie di latta ne’ tetti e rimessitura di vetri” dopo un’eccezio­nale precipitazione esti­va di grandine3.
Pennacchi fu a lungo anche il fabbro di fi­du­cia del conte Pierleoni: gli riparò l’omnibus, i morsi dei cavalli, “il nuovo carro di San Do­nino” e le parti in ferro di altri “legni”; inoltre eseguì per lui i consuetudinari lavori di ferratura di por­te e finestre, l’“accomodatura di un usciolo da botte”, la cerchiatura di un “mazzo da parate” e altre riparazioni a un ventilatore e a una trebbiatrice. Negli ultimi anni di vita si trovò probabilmente in difficoltà: nel 1873 dovette infatti rinunciare alla costruzione della cancellata della nuova barriera di porta San Florido, benché se ne fosse aggiudicato l’asta1. Sin dalla metà degli anni ’50 mantenne una continua esposizione debitoria verso la Cassa de’ Risparmi: tra i primi a ricorrervi per piccoli prestiti, spesso ne varcò la soglia per chiedere altro denaro non appena riusciva a estinguere una precedente cambiale.
Pennacchi (1828-1875) ebbe modo di seguire le lezioni di “geometria pratica e architettura lineare” impartite da Domenico Lambardi, erede di Vincenzo Barboni nella Scuola di Disegno e Plastica.