Fascicoli dell’opera di Muzi,
Stampato con fregi della Tipografia Donati.

Francesco Donati editore

Nel 1820 Francesco Donati dette alle stampe il calendario Il filosofo agricoltore. Il calendario, che conteneva “precetti” per agricoltori e pastori, fu riproposto almeno per altri due anni. Non sappiamo, però, se si sia trattato di un’iniziativa editoriale di Francesco commercializzata dal libraio Lazzaro Donati.
L’ambizione editoriale stava comunque maturando nell’animo di Francesco. L’idea di tentare la via dell’editoria gli venne mentre imprimeva “negli Accademici Programmi” i profili biografici di illustri tifernati. La espose nella prefazione di quello che avrebbe dovuto essere il primo opuscolo di una collana. Appellandosi alla città perché lo sostenesse nell’impresa, scrisse: “[…] per decoro patrio mi avviso di mandare alle stampe gli elogi storici, e i cenni biografici, che di tempo in tempo ebbi ed a mano a mano avrò dalla gentile modestia di operosi indagatori dei fatti patrii. Comincio l’impresa dall’Elogio dell’Abb. Antonio Lensi limitando il prezzo a due bajocchi e mezzo il foglio di stampa, e se riscuoterò il civico favore ed incoraggiamento, non dubito di riuscire all’utile scopo, e di migliorare i patti dell’associazione mirando a sostentarmi, e non ad arricchirmi”. Era il 27 novembre 1840; per la prima volta un tipografo tifernate si firmava “l’editore”.
Mancano pubblicazioni successive che possano configurarsi come continuazione dell’auspicata collana. Ma Donati si firmò ancora come “tipografo editore” l’anno successivo, quando produsse Biografia triduo e lodi di S. Veronica Giuliani.
Nel frattempo si stavano ponendo le basi di un progetto assai più importante. Da anni il vescovo Giovanni Muzi lavorava a una minuziosa ricostruzione storica delle vicende ecclesiastiche e civili di Città di Castello. Per pubblicarla si rivolse al suo abituale stampatore. L’impresa, non di poco conto, richiedeva una disponibilità di materiale superiore alle possibilità di Donati. Il vescovo premette quindi sugli amministratori comunali, pregandoli di “migliorare con qualche soccorso la Tipografia, non solo per mandare alle stampe la sua Storia Ecclesiastica e Civile di questo Municipio, ma anche per nuove produzioni a decoro e servigio della Patria”. I magistrati tifernati non furono sordi alle sollecitazioni del loro vescovo. Così, proprio alla fine del 1840 deliberarono di acquistare “un altro carattere per corredo della Tipografia”, un cospicuo rifornimento di caratteri bodoniani. Donati avrebbe rimborsato “in più anni” la somma anticipata dal Comune, che fino al saldo sarebbe rimasto proprietario dell’attrezzatura.
Il progetto editoriale prevedeva la pubblicazione dell’opera a fascicoli. Nel giugno del 1842 il torchio di Donati completava il primo, in in-quarto, di 64 pagine. Il secondo andò in distribuzione all’inizio di luglio; gli altri seguirono alla cadenza media di uno al mese. Ci volle tutto il 1843 e l’inizio del 1844 per completare i cinque volumi delle Memorie Ecclesiastiche di Città di Castello. Con il 21° fascicolo, nel febbraio di quell’anno, iniziarono i due volumi delle Memorie Civili. L’arduo lavoro si concluse ad agosto, con il 28° fascicolo.
Non sappiamo se l’iniziativa, oltre a soddisfazioni morali, ne abbia pure date di economiche all’editore. Mancano dati precisi sulla tiratura e sulla diffusione. Parecchi anni dopo, Vincenzo Dragoni scrisse che la stampa delle Memorie era stata “limitata a poche centinaia di copie, oggi in parte perdute ed in parte rimaste incomplete”.
Per quanto rimanga arduo analizzare compiutamente le vicende commerciali delle Memorie, è incontestabile lo straordinario impatto nella cultura locale di quella prima e voluminosa ricostruzione storica di Città di Castello.

L’estratto è una breve sintesi del testo in A. Tacchini, La Grifani-Donati 1799-1999. Duecento anni di una tipografia (1999).