Di cosa si muore

L’annuario Città di Castello in cifre del 2009 rende note le cifre del numero dei decessi registrati nel corso del 2008, in totale 459. Le cause di morte sono elencate molto dettagliatamente, suddividendo i dati per sesso e classi di età.
Emerge che il numero più alto di decessi è avvenuto per malattie del sistema circolatorio: i tifernati morti per queste patologie sono stati 189; hanno costituito causa di morte per il 40,79% dei maschi e per il 42,86% delle femmine. La seconda causa era costituita dai tumori, motivo del decesso di 134 persone (provocando la morte del 31,14% degli uomini e del 28,13% delle donne deceduti nel 2008). Seguivano, a notevole distanza, le morti per malattie dell’apparato respiratorio (22 casi, soprattutto tra gli uomini), per malattie del sistema nervoso (36), per disturbi psichici (16), e malattie dell’apparato digerente (13).
La tabella seguente mostra invece l’incidenza percentuale dei decessi nelle varie fasce d’età. Degno di nota che, nella fascia d’età 0-20 anni, si è verificata solo la morte di un bambino e di una adolescente.
 
Percentuale di persone decedute, per età e per sesso, nel 2008
                                                    maschi             femmine
                                                           %                    %
decessi fino a 49 anni di età       6,58                 1,80
decessi da 50 a 59 anni              3,51                 4,47
decessi da 60 a 69 anni              9,65                 4,91
decessi da 70 a 79 anni            27,19               14,28
decessi da 80 ad 84 anni          20,18               26,33
decessi da 85 anni e oltre         32,89               48,21
 
Di quanto siano mutate in meglio le condizioni di vita nel corso dell’ultimo secolo fa fede il confronto con un altro documento municipale, la Relazione annuale sui decessi verificatisi nel Comune di Città di Castello nel 1916, redatta dall’ufficiale sanitario comunale. Allora morirono in un anno 683 persone: il 19,34% per malattie dell’apparato respiratorio (a 102 persone furono fatali bronchiti e polmoniti), il 10,49% per vizi cardiaci, il 10% per “marasmo senile”, un altro 10% per tubercolosi, il 7,54% per “inanizione infantile” (cioè deperimento organico dei bambini), il 6,06% per neoplasmi, il 5,8% per emorragia cerebrale, il 3,27 per cento per tifo. Si moriva ancora per pellagra (5 casi) e lo stesso parto rappresentava un serio problema: si pensi che i nati morti furono ben 42, il 6,88% del totale. Giova ricordare che a quell’epoca – e l’ufficiale sanitario lo stigmatizzò – non vi erano che due condotte ostetriche per i circa 20.000 residenti sparsi per la campagna e le alture appenniniche.