Dalla Liberazione agli anni ’50

Le prime variazioni toponomastiche del dopoguerra ebbero luogo 15 giorni do­po l’arrivo degli inglesi. Il corso "tornava" a Vittorio Emanuele II, mentre "piaz­za di sotto" veniva prescelta per ricordare il sacrificio del simbolo dell’antifascismo tifernate, Venanzio Gabriotti.
Di lì a poco, una parte di via De Cesare era intitola­ta ad Aldo Bologni, rimasto ucciso in un’azione della Brigata San Faustino a Mon­tone, e il nuovo viale verso il cimitero, con il nome di via Martiri della Libertà, ai cinque contadini massacrati in località Meltini durante il passaggio del fronte.
Con i primi interventi, fu ripristinata la denominazione di via dei Casceri; piazza Bufalini e viale Crispi mutarono, rispettivamente, in piazza Andrea Costa e via An­tonio Gramsci.
Suscitò alcune critiche l’’epurazione" dei Vitelli da "piazza di so­pra"; non certo per mancanza di rispetto in chi li sostituì, il deputato socialista Giacomo Matteotti, assassinato dai fascisti nel 1924, ma perché si voleva che un qualche luogo di prestigio ricordasse la famiglia con la quale si indentificava una parte così rilevante della storia cittadina.
Quando l’amministrazione comuna­le propose di cambiare corso Vittorio Emanuele II in corso Mazzini e via Mazzini in via Vitelli, la prefettura invitò a soprassedere.
Infine, prima di iniziare l’opera di denominazione di tutte le vie della nuova periferia, il consiglio comunale delibe­rò che una delle principali, il viale verso la stazione ferroviaria, fosse intitolata al vescovo Carlo Liviero, che aveva lasciato una traccia profonda nella più recente storia tifernate.