Scorcio di Badia Tedalda.
Aldo Gavelli
Lapide in memoria dei sacerdoti, tra cui don Giuseppe Rocco, uccisi durante la seconda guerra mondiale.

Altre vittime di Badia Tedalda della guerra e vittime dei partigiani

Vittime dei partigiani

Rocco don Giuseppe Luigi, di Antonio, nato ad Arzergrande (Padova), di anni 38, residente a Santa Sofia (Badia Tedalda), parroco, ucciso da un partigiano slavo alle ore 20 del 4 maggio 1945 a Santa Sofia.

Rocco Ugo, di Antonio, nato ad Arzergrande (Padova), di anni 34, residente a Santa Sofia (Badia Tedalda), bracciante, coniugato con Agnese Fabian, ucciso da un partigiano slavo alle ore 20 del 4 maggio 1945 a a Santa Sofia.

 

La vicenda di don Giuseppe Rocco, parroco di Santa Sofia Marecchia (Badia Tedalda), è particolarmente controversa. E dolorosa, per la sua tragica conclusione. Nel maggio 1945 il sacerdote fu vittima, insieme al fratello Ugo, di un atto di ritorsione compiuto da partigiani slavi, che l’accusarono di aver fatto arrestare dai fascisti dei compagni rifugiatisi nella sua parrocchia. La testimonianza dell’allora parroco di Fresciano don Gino Lazzerini permette di chiarire alcuni retroscena di quell’omicidio. Secondo Lazzerini, ne fu responsabile morale il brigadiere della stazione dei carabinieri di Badia Tedalda Renato Martinelli. Questi in sostanza avrebbe raggirato don Rocco, quando si era recato da lui per chiedere lumi su come potersi comportare con gli slavi che ospitava. Al sacerdote fu suggerito di trovar loro un altro nascondiglio; ma immediatamente vennero inviati dei militi ad arrestarli. Sembrò dunque che don Rocco li avesse denunciati e, a guerra finita, scattò la vendetta. In una sua memoria Lazzerini sostenne che don Rocco fu vittima innocente della sua grande carità e del grande fanatismo del Martinelli” e che “gli slavi agirono convinti e in buona fede contro un sacerdote per loro risultante traditore e spia fascista insieme al fratello Rocco”. Dell’uccisione di don Giuseppe e Ugo Rocco vennero accusati Milan Peterlin (già partigiano del Distaccamento Lubiana sull’Alpe di Catenaia), Nicola Selakovic e Michele Soepez. Nel luglio 1951 la corte di assise di Arezzo condannò Peterlin a 30 anni di reclusione, Selakovic e Soepez a 25. Nel 1951 Selakovic fu arrestato dalle autorità di frontiera italiane mentre entrava nel Paese con un visto turistico.

 

Altre vittime di partigiani

Gavelli Aldo, di Ermenegildo, nato a Badia Tedalda, residente a Rofelle, di anni 30, commerciante, coniugato con Deiva Fabbri, “fucilato da partigiani” il 12 aprile 1944 a Bagno di Romagna, parrocchia di Casanova dell’Alpe.

Lozzi Domenico, di Giovan Battista, nato a Scanzano, residente a Badia Tedalda, di anni 44, fucilato dai partigiani il 5 aprile 1944 in loc. La Serra di Balze di Verghereto.

 

Vittime civili di cui non è nota la causa di morte

Donati Sesto, di Giovan Battista, nato a Badia Tedalda il 24 gennaio 1911, residente a Stiavola, coniugato con Elidia Venturi, deceduto il 14 settembre 1944 a Calgaglia (Sestino).

Maccari Luigi, di Giovanni, nato il 22 luglio 1859 a Badia Tedalda, dove risiedeva, agricoltore, celibe, deceduto il 15 settembre 1944 in loc. San Patrignano (Badia Tedalda).

Venturi Ottavio,di Antonio, nato il 14 gennaio 1877 a Badia Tedalda, dove risiedeva, agricoltore, coniugato con Teresa Dindelli, deceduto il 2 agosto 1944 in loc. Vallucola (detta Barucola, Badia Tedalda).

 

 

Per il testo integrale, con le note e la fonte delle illustrazioni, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.