Possidenti tifernati di fine Ottocento.
Matrimonio a Città di Castello
Libro dei Morti della parrocchia di Garavelle

I cognomi più diffusi nel territorio tifernate

I 70 cognomi più radicati nel Tifernate

 

La classifica proposta non riguarda la diffusione odierna dei cognomi nel territorio tifernate. Offre invece un quadro statistico della loro rilevanza tra l’inizio dell’Ottocento e gli anni ’60 del Novecento. Ho ricavato i dati dagli elenchi dei matrimoni tra il 1861 e il 1945 e da quelli dei nati tra il 1950 e il 1965. Si tratta di un campione corposo e significativo di oltre 50.000 tifernati, che ha permesso pure di individuare quei cognomi che hanno mantenuto una importante incidenza nei quasi due secoli presi in esame.

La classifica mostra notevoli distacchi tra le prime quattro posizioni; meno consistenti, ma comunque apprezzabili tra la quinta e le decima. Poi tendono sempre più ad appiattirsi. Ciò significa che un allargamento del campione con molta probabilità muterebbe la classifica dopo la decima posizione, senza però – a mio avviso – stravolgerla. Vi sarebbero cambiamenti ben più marcati oltre la ventesima posizione, dal momento che le differenze tra cognomi sono davvero minime e parecchi hanno posizione ex aequo.

Limitiamoci, per il momento, ai primi 70 cognomi della graduatoria, con uno sguardo alla loro diffusione sia a livello nazionale al giorno d’oggi, sia nel comune tifernate prima del 1860. Proprio il loro radicamento territoriale a quell’epoca può offrire spunti assai utili per comprenderne l’origine e la rilevanza nella realtà locale.

Non tutti i cognomi ricorrono in modo sostanzialmente uniforme. Di sicuro si trova quasi dappertutto Rossi, che vanta il primato anche in ambito nazionale. Ben ramificati localmente pure Franchi, Bucci, Mariotti e Grilli (tipici del centro-nord fino alla Lombardia); e inoltre Pellegrini, Nardi e Moretti, che si diramano in tutto il settentrione. I Bucci erano presenti sia a occidente, da San Secondo a San Leo Bastia, sia sulle alture orientali. I Mariotti, i Grilli e i Moretti erano un po’ meno numerosi in città, mentre i rami più cospicui dei Nardi si incontravano tra Giove e Piosina e a Felceto. Ancora poco frequenti all’epoca i Conti, in crescita notevole nel Novecento.

Distribuiti abbastanza equamente nel comune erano i Pasqui, cognome che abbiamo in comune con la Toscana, specie con l’Aretino, e i Pasquetti, che contavano un numero ben maggiore di famiglie in campagna. Una diffusione più o meno omogenea avevano pure i Bambini, i Celestini e i Giornelli, cognomi in prevalenza rurali ora stanziati tra Umbria, Toscana e Lazio, i Bondi, che arrivano fino all’Emilia Romagna, e i Bernardini, che in centro Italia sono dappertutto. I nostri Bernardini, tutti campagnoli, vivevano sia a Scalocchio e sulle limitrofe alture, sia a sud, tra a San Pietro a Monte e San Zeno a Poggio.

Si calavano in modo sostanzialmente omogeneo nel territorio pure i Bellucci, i Pierini, i Santinelli e i Battistoni, che invece ci collegano soprattutto alle vicine Marche, per quanto assai numerosi anche in altre regioni. I Battistoni erano solo di campagna; i Pierini rurali stavano soprattutto alla destra del Tevere, ma anche tra Santa Lucia e San Savino.

Tipicamente umbro, ma con rami in Lombardia e nelle Marche, è Massetti, a suo tempo ben diffuso in tutta la zona, centro urbano incluso. Lo stesso si può dire di Marioli, i cui ceppi più consistenti sono nell’Umbria nord-orientale e in Lombardia. Già nell’Ottocento erano ben ramificati nel Tifernate i Petruzzi (cognome anche pugliese) e i Lucaccioni; i Petruzzi vivevano un po’ dappertutto, i Lucaccioni maggiormente in campagna, con un forte insediamento tra Antirata e Pietralunga. Anche Mariucci è peculiare della provincia di Perugia; prima dell’Unità italiana ricorreva poco in città, molto a Lugnano, San Zeno a Poggio e Celle.

Cognomi con una solida base tifernate e altotiberina e ben distribuiti in epoca ottocentesca tra città e campagna sono Tavernelli e Biccheri. Più urbani e meno omogeneamente rappresentati nel territorio rurale Casacci e Braganti, che hanno dei rami rispettivamente in Romagna e in Piemonte. In prevalenza rurali Pauselli (proiettato pure verso Pietralunga e Gubbio) e Mercati (che si incontra in Emilia); le famiglie tifernati dei Mercati popolavano le zone tra Celle e Vingone, a nord-ovest, e tra San Savino e San Martino di Castelvecchio, a sud-est.

Pochi ma significativi, tra i cognomi più ricorrenti, quelli in prevalenza urbani. Lo erano i Volpi e gli Zanchi, casati di area centro-settentrionale. Il ramo tifernate degli Zanchi stava nella campagna a nord del centro urbano. Di gran lunga più cittadini erano i Boriosi e i Puletti, cognomi fortemente tifernati e altotiberini, ma con diramazioni pure nella limitrofa Toscana; quelli di loro che vivevano in campagna gravitavano tra Celle, Cagnano e Nuvole (i Boriosi) o nella pianura tra Lerchi, Riosecco, Cerbara e Userna (i Puletti). Quasi del tutto urbani i cognomi Spapperi, che ci appare tipicamente tifernate, e Serafini, che annoverava inoltre diverse famiglie nella fascia rurale nord-orientale, da Giove a Felceto.

In diversi casi la sostanziale linea di confine tra le zone di maggiore propagazione dei cognomi era il corso del Tevere. Un fiume importante non poteva non costituire una demarcazione, specie quando le comunicazioni erano più problematiche e le varie comunità agricole, in una economia di mera sussistenza, tendevano a restare chiuse in se stesse. Alcuni cognomi sono radicati in modo evidente lungo la dorsale appenninica a oriente del Tevere, da Scalocchio e Pieve delle Rose a nord, fino ad Antirata, Candeggio, Felceto e San Savino a sud. Era lì che si incontravano gran parte dei Martinelli (un loro ramo era però sulle opposte colline, a Celle), dei Guerrini e dei Benedetti; tutti casati attualmente molto diffusi nel centro-nord. Erano specialmente di quelle alture i Pescari, gli Zangarelli e i Falleri, peculiari dell’Alta Umbria e del Tifernate. Ed era quella zona di confine con Pietralunga che già vedeva una considerevole presenza dei Fiorucci; il cognome, già molto frequente all’epoca pure in città, avrebbe conosciuto una forte espansione ed è ora il secondo in classifica nella provincia di Perugia. Nel territorio pietralunghese vivevano tanti Benedetti nel capoluogo e Zangarelli a Pieve de Saddi; ancor più i Martinelli tra Castelguelfo e Aggiglioni.

Passiamo ora in rassegna la campagna e le colline alla destra del Tevere, da Lerchi, Celle e Uppiano giù fino a Canoscio e alle valli del Nestoro e del Seano. In questa zona, di cognomi molto ricorrenti nell’Italia centro-settentrionale, si trovavano Ricci e Giorgi, comunque molto cittadini, Bruschi, assai più di campagna, Bianchini e Carletti, entrambi solo sporadici nel centro urbano, e Perugini, esclusivamente rurale. Ed è in questa zona, in particolar modo tra Celle, Astucci, Uppiano e Canoscio che gravitavano i Capaccioni di campagna (ce n’erano infatti pure di città); si tratta di un cognome peculiare dell’Umbria settentrionale e dell’Alta Valle de Tevere. Del tutto rurali e a occidente del Tevere i rami locali dei Pieracci e dei Taschini.

Solo in pochi casi sembra la città a porsi come linea di demarcazione della diffusione dei cognomi. Il ceppo umbro-marchigiano dei Baldelli nel nostro territorio risiedeva soprattutto nella fascia di campagna tra il centro urbano, Celle, Lerchi, Piosina e Pieve delle Rose. Lo stesso si può dire dei Polchi, che però arrivavano fino a Scalocchio; è un cognome con una fortissima connotazione altotiberina umbra. Solidamente tifernate è Gustinelli, del quale esiste anche un ceppo lombardo; prima dell’Unità italiana era frequente in città e nella campagna a settentrione e a oriente, assai di meno a sud.

Stavano invece nel territorio meridionale del comune la massa principale dei Migliorati e degli Alunno e i Marconi. Il ramo umbro dei Migliorati – cognome molto comune in Lombardia – è particolarmente consistente da Perugia a Città di Castello. Ed è caratteristico dell’Alta Umbria Alunno, che per la sua valenza nella storia sociale trattiamo a parte.

Per quanto succinta, l’analisi dei 70 cognomi più ricorrenti tra Ottocento e Novecento sottolinea da un lato come nel vasto territorio tifernate emergano significative peculiarità nelle diverse aree rurali che lo compongono, aree in genere di confine con altre regioni; dall’altro conferma il saldo ruolo della città come cerniera e polmone di questa comunità molto variegata, proiettata verso le zone di frontiera e pronta ad assimilarne gli stimoli, ma non minata da spinte centrifughe.

 

Il testo proposto è solo un breve estratto del capitolo del volume dedicato ai cognomi.