Volontari tifernati nelle campagne per l’Unificazione italiana del 1859-1861.
Manifesti con elenchi di volontari di Città di Castello.

I volontari: chi erano e cosa facevano

I primi elenchi di volontari tifernati nelle campagne per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia comparvero negli anni ’60 dell’‘800, pubblicati in diplomi commemorativi prodotti dall’editore pistoiese Angelico Bolcioni. Il conferimento della Medaglia Commemorativa delle guerre combattute per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia – nel 1866, alla vigilia della terza guerra d’Indipendenza – richiese di stilare una lista formale e documentata di quanti presero parte alle varie campagne. Ciò nonostante, non tutti i volontari inoltrarono la richiesta della medaglia nei termini e alla scadenza prescritti. Una successiva lista fu redatta nel 1876, per un diploma stampato dalla Tipografia Donati, che per la prima volta includeva anche parte dei volontari del 1831. Però le aggiunte manoscritte nella copia reperita testimoniano che ancora non si era riusciti a ricostruire un elenco esaustivo.
Fu quindi Giuseppe Amicizia, nel 1904, a offrire un contributo di rilievo nel suo opuscolo Tifernati che presero parte come volontari alle guerre per l’Indipendenza Italiana 1821-1867 (Tipografia Grifani-Donati). Era stato l’Archivio di Stato di Roma a richiedere tali elenchi con circolare del 30 agosto 1903 e Amicizia si pose all’opera con la passione e la puntigliosità che lo contraddistinguevano, affrontando “fatiche non poche, per mancanza assoluta di documenti”, e raccogliendo le preziose testimonianze orali dei reduci ancora viventi, soprattutto di Luigi Soleri e Pio Spaccialbello.
L’attuale ricerca muove dunque da quanto scritto da Amicizia, aggiungendo qualche nominativo e limando alcune informazioni sulla base di ulteriore documentazione d’archivio. Soprattutto si è voluto arricchire la conoscenza di questo mondo di volontari accertandone, per coloro per i quali è stato possibile, la paternità, le date di nascita e di morte e la professione. Per alcuni – o perché emigrati in altri Comuni, o perché deceduti prima dell’istituzione dello Stato Civile – si sono raccolte solo informazioni parziali. In altri casi, il rischio di una omonimia ha suggerito di non rendere noti i dati raccolti.
I documenti d’archivio di maggiore importanza sono, in ordine cronologico, il Ruolo de’ Volontarj dell’anno 1848, i Ruoli della Guardia Nazionale degli anni 1861-1866, l’Elenco degli individui che ricevono dal Comune di Città di Castello la Medaglia commemorativa italiana istituita con R. Decreto 4 marzo 1865, l’Elenco di coloro che presero parte del Corpo dei Volontari italiani i quali hanno diritto a fregiarsi della Medaglia Commemorativa per la campagna di guerra 1866 e infine l’elenco di quanti ricevettero la Medaglia ai benemeriti della Liberazione di Roma. Ma molta altra documentazione ha permesso di integrare le scarne informazioni offerte dagli elenchi.
In totale sono 447 i volontari tifernati censiti. Di 292 si è riusciti a conoscere il mestiere. Di essi, 212 (pari al 72,6%) sono artigiani, operai o comunque addetti al lavoro manuale. Appartengono ai mestieri più vari, oltre una trentina: prevalgono i calzolai (37), i cappellai (25), i falegnami (25), i fabbri (14) e i sarti (14). Sono 32 i volontari possidenti, di estrazione borghese o aristocratica. Altri 28 provengono dal mondo del commercio, 12 sono impiegati pubblici o privati, 7 esercitano libere professioni o mansioni di elevato rilievo.
Gli elenchi propongono, per ciascun volontario, cognome, nome, paternità, date di nascita e di morte, mestiere e, infine, le campagne di guerra alle quali partecipò.
 
L’articolo è tratto dal volume: Alvaro Tacchini – Antonella Lignani, “Il Risorgimento a Città di Castello” (Petruzzi Editore, Città di Castello 2010). Alla ricerca storica sui volontari ha collaborato Marcello Pellegrini.