La “Tela Umbra” all’epoca della fondazione.
Alice con un'anziana amica.

Alice e la Tela Umbra

L’interesse di Alice Hallgarten Franchetti per il rilancio della tradizione artigianale della tessitura ebbe modo di esprimersi sin dall’inizio del secolo. Nel 1902 fu tra le patronesse a Roma dell’Esposizione di Arte e di Lavori Femminili, una mostra-mercato di prodotti realizzati in vari laboratori italiani. L’anno dopo reperiva a Londra un modello di telaio che – scriveva – sarebbe stato “un progresso per le nostre contadine”.
In Alice entravano quindi in simbiosi il desiderio filantropico di offrire opportunità di lavoro a donne indigenti della sua nuova terra di residenza e l’aspirazione culturale, di respiro internazionale in virtù del movimento “Arts and Crafts”, di rivalutare l’artigianato artistico. Quelle donne di Città di Castello che vedeva tessere in ambienti poveri, disadorni e inadatti erano infatti depositarie di un secolare “sapere” da salvaguardare e valorizzare per le sue potenzialità economiche e artistiche.
L’esile ma volitiva baronessa, un’idealista alla quale mai vennero meno fede, carisma, mezzi finanziari e spirito pratico, non perse tempo; le condizioni di miseria della gente che le stava attorno e la sua stessa fragilità fisica la indussero a far presto e bene.
Le cronache dell’epoca attestano che il Laboratorio Tela Umbra fu inaugurato nel palazzo Tommasini l’8 giugno 1908. Già vi funzionavano 14 telai; altri erano in costruzione. Allora contava due maestre e 15 tessitrici, numero destinato progressivamente a crescere.
Nonostante le prevedibili difficoltà dell’avvio, la Franchetti aveva di che essere orgogliosa del suo stabilimento. Di “vecchio” non c’era che il metodo di tessitura; per il resto, l’irriducibile sognatrice vedeva concretamente realizzati i suoi arditi principi di organizzazione aziendale, di tutela delle operaie e di solidarietà sociale. Nessun altro ambiente di lavoro in città poteva vantare le stesse condizioni igieniche, con moderni bagni e ambienti ampi e ariosi; inoltre le tessitrici potevano lasciare i propri bambini in un asilo interno, così da dedicarsi alla professione senza preoccupazioni.
A beneficio delle operaie si prevedeva pure la ripartizione annuale degli utili al netto di ogni spesa. Quanto agli ostacoli da superare, si era consapevoli che l’auspicata produzione di alta qualità – unico indirizzo possibile per competere con le moderne industrie – si sarebbe potuta realizzare solo gradualmente, perfezionando le tessitrici nel mestiere. Suscitava maggiori interrogativi la capacità o meno di “Tela Umbra” di trovare soddisfacenti sbocchi commerciali. Le ordinazioni non mancarono, ma, se non vi fosse stato in quei primi anni il cospicuo impegno finanziario dei Franchetti per far fronte a ogni spesa, l’avventura di “Tela Umbra” sarebbe presto naufragata.