Cartolina spedita da Alice Franchetti.
Alice socia onoraria della Scoietà di Mutua Beneficenza.

Alice e la comunità locale

L’istituzione da parte di Alice e del marito Leopoldo di scuole elementari miste nelle frazioni tifernati della Montesca e di Rovigliano, rispettivamente nel 1901 e 1902, rappresenta un momento cruciale della loro opera filantropica. Le due scuole, private, gratuite e con refezione scolastica, avevano sia il corso inferiore che il superiore ed erano frequentate dai figli dei mezzadri dei Franchetti. Furono concepite come scuole modello, dove poter mettere in pratica le teorie pedagogiche più moderne.
Per l’impegno a favore dell’educazione, nel marzo del 1903 Alice fu gratificata di una medaglia d’oro ministeriale come benemerita dell’istruzione.
Mentre personaggi di alta levatura continuavano a frequentarla, la Villa Montesca dei Franchetti acquisì la fama di “cenacolo e accolta di tutte le anime superiori, di tutte le cose belle e buone”. Sono parole di don Enrico Giovagnoli, guida a Città di Castello del circolo cattolico Nova Juventus. Il sacerdote, che si sentiva una particolare sintonia con Alice, parlò di Villa Montesca anche come di un “mistico luogo di raccoglimento”.
Alice Franchetti non si limitò a fondare le scuole della Montesca e Rovigliano e il Laboratorio Tela Umbra. Nel 1908 promosse l’Aiuto Materno nel locale ospedale e conferenze per raccogliere fondi per l’istituzione del Patronato Scolastico.
Inoltre prese a cuore le condizioni delle lavandaie. Queste donne, chine sui sassi per insaponare e sciac­quare i panni, svolgevano sulle sponde del Tevere e dei torrenti una delle occupazioni più dure. Per rendere sopportabile la loro fatica, richiesero al comune di costruire un lavatoio pubblico. La cittadinanza si schierò al loro fianco, ma, nonostante le reite­rate promesse, il lavatoio non fu realizzato. Scese dunque in campo proprio Alice Franchetti, donando al comune una cospicua somma purché edificasse il lavatoio entro due anni. Il tempo trascorse; Alice pro­rogò una prima volta la scadenza indicata, ma l’amministrazione comunale non seppe cogliere l’occasione. A nulla valsero le proteste delle lavandaie contro i “signori del Municipio”, che non colsero l’occasione offerta dalla munifica baronessa.