Visita di Cesare Balbo a Città di Castello.

Soffocata l’opposizione

Il fascismo tifernate poté presentarsi alle elezioni politiche del 6 aprile 1924 sfoggiando una ritrovata compattezza e sull’onda di un entusiasmo ancora non incrinato per la questione ferroviaria. Il sindaco Palazzeschi vantò il buon andamento dell’amministrazione comunale, con un bilancio portato in pareggio senza ridurre i servizi pubblici, né aumentare le imposte. Un altro successo politico il Fascio lo ottenne con la consegna delle tessere ad honorem ad alcuni illustri personaggi della città. Spiccava, per i variegati interessi e l’intenso ruolo pubblico, don Enrico Giovagnoli: già schierato su posizioni innovative da un punto di vista ecclesiale nel primo decennio del secolo, aveva animato lo schieramento interventista durante la Grande Guerra e, subito dopo, era stato tra i fondatori del partito popolare; inoltre dirigeva la tipografia “Leonardo da Vinci” e rappresentava senza dubbio una delle intelligenze più vive e colte di Città di Castello. Altre tessere onorifiche, come quelle assegnate al colonnello Francesco Zamponi e a GioBatta Nicasi – uno dei più convinti sostenitori del progetto ferroviario – testimoniavano della penetrazione del fascismo nell’ambiente liberale. Nel contempo “Polliceverso” dette rilievo al rientro nel PNF di Francesco Bonavita, l’avvocato socialista conosciuto in tutta la valle per essere stato il candidato del partito nelle elezioni politiche dal 1904 al 1913. Fascista della prima ora e intimo di Mussolini, Bonavita s’era defilato durante il periodo più cruento dello squadrismo, quando l’offensiva s’abbatteva contro quelle camere del lavoro alla cui erezione – scrisse – aveva “portato non una, ma cento pietre”. La sua riammissione nel PNF, accompagnata dall’appel­lo a tutti gli onesti perché facessero altrettanto, non poteva non turbare la massa socialista altotiberina.

La giornata delle elezioni vide una mobilitazione straordinaria degli squadristi. Si spostarono a bordo di 21 autovetture, pronti a stroncare qualsiasi velleità “si fosse manifestata nel cervello di certi sovversivi che da lungo tempo” – scrisse “Polliceverso” – “attendono il famoso rivulticarsi della situazione”. Votò quasi il 67% degli aventi diritto: le due liste fasciste raccolsero il 72,8% dei voti; le opposizioni (massimalisti, socialisti unitari, comunisti, repubblicani e popolari) il 20,3%.…

 

 

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