Il cappellano militare Domenico Vannocchi. Nella seconda foto, il Col di Lana.

“Si vuole così il Macello…”

Gli alpini chiamavano il Col di Lana “panettone”. Quella montagna erbosa di 2.464 metri di altezza, quasi un’anomalia tra le imponenti vette dolomitiche, proprio per le sue caratteristiche fu individuata dal comando italiano come il punto ideale per aprire una strada verso la Val Badia. La successione di attacchi frontali contro le postazioni austro-ungariche l’avrebbe fatta ribattezzare il “Col di Sangue” o “Monte Pianto”.

Dalla sezione di sanità dell’82° Fanteria, il cappellano di Montone Domenico Vannocchi poté seguire, e commentare con considerazioni non superficiali, le vicende dell’offensiva sferrata dalla 17a divisione italiana per assumere il controllo dei monti Col di Lana, Sief e Settsass. I racconti degli ufficiali e dei feriti, e ciò che lui stesso poté osservare, costituiscono una preziosa testimonianza.

L’avanzata generale su tutto il fronte scattò il 18 ottobre 1915 e si protrasse fino alla fine del mese.

 

“19 ottobre.

Nella nottata attività fenomenale delle artiglierie nostre, finalmente si spara nelle vicinanze del Castello. La giornata è di un brontolio urtante di colpi di cannone mitragliatrici e fucili, credo che all’inferno non ci sarà tanto frastuono. Urta proprio i nervi…