Fino all’ultima guerra era quasi tutta campagna, solcata dal torrente Scatorbia e dai binari della Ferrovia Appennino Centrale, la linea a scartamento ridotto che congiungeva Arezzo a Fossato di Vico attraverso la nostra valle. Poi i tedeschi in ritirata posero fine alla storia del “trenino”, come allora lo si chiamava: distrussero tutti i ponti ferroviari e la stazione, che all’epoca si situava in piazza Garibaldi.
Come mostra la fotografia aerea del 1942, il centro abitato tifernate era quasi completamente all’interno della cerchia delle antiche mura. Poche altre abitazioni sorgevano nei sobborghi di Rignaldello e del Gorgone.
La strada statale Tiberina Tre Bis passava per Rignaldello. Il solco lasciato nella campagna dal torrente Scatorbia è ben visibile dall’alto. Non esisteva ancora via Martiri della Libertà: per arrivare al “ponte di Scarpone” si passava per una stradina che costeggiava il palazzo Nardi, lungo la strada statale, attraversava la ferrovia e lambiva a meridione l’officina ferroviaria.
Vi erano nella zona altri insediamenti produttivi: l’officina di produzione di macchine agricole SAFIMA (nel dopoguerra si sarebbe lì stanziata la SOGEMA), la Segheria Nardi e l’Officina Vincenti, a Rignaldello.
Le foto a fianco, che risalgono al 1950, mostrano la stazione appena costruita e, oltre il legname della segheria e il terrapieno della ferrovia, i campi dove sarebbero sorte le case popolari.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.