Macchina da stampa della “Grifani-Donati”.
Il periodico culturale altotiberino stampato dalla tipografia dal 1933 al 1940.
Il numero unico dell'Opera Balilla di Città di Castello.
Copertina del numero unico della Società dei Tipografi Tifernati.

Periodici e numeri unici

Periodici e numeri unici contraddistinsero ancora la “Grifani-Donati” come peculiare testimone della storia tifernate.
“L’Alta Valle del Tevere”, la “Rassegna bimestrale illustrata” pubblicata dal 1933 al 1940, può essere considerata una delle più elevate espressioni della cultura altotiberina da sempre. Innanzitutto rifuggì da angusti orizzonti municipalistici, promuovendo il recupero di un’identità di vallata che superasse il secolare retaggio di divisione – prima statale, poi amministrativa – tra la parte umbra e la toscana. Inoltre dette voce a studiosi, anche forestieri, che hanno lasciato contributi di rimarchevole competenza, imprescindibili punti di riferimento per le odierne ricerche storiche e artistiche. Fu anche la prima volta – dopo la breve esperienza di “Plinio il Giovane” – che si valorizzò in modo sistematico le potenzialità iconografiche di una rivista. Infine, e non è cosa da poco, “L’Alta Valle del Tevere” rappresentò un momento di feconda circolazione di idee proprio nel pieno di un’epoca segnata dalla censura e dal divieto di quanto non fosse in armonia con le finalità del regime.
Tra i numeri unici, “La Bozza” fu l’espressione della dinamica Società dei Tipografi Tifernati. Di natura politica fu “Il Balilla Tifernate”. Rappresentò uno degli strumenti sia per celebrare l’egemonia indiscussa acquisita dal regime fascista, sia per perfezionarne la penetrazione tra la gioventù. Edito dal comitato locale dell’Opera Nazionale Balilla, uscì per la prima volta il 4 novembre 1928, per la ricorrenza della vittoria dell’Italia nella Grande Guerra; ne seguirono almeno altri due numeri negli anni successivi.
Motivi spiccatamente nazionalisti echeggiarono ne “La Dalmazia Italiana”, numero unico prodotto nel 1930 da un gruppo di giovani e di reduci della prima guerra mondiale. Invocavano la liberazione dai “predoni croati che l’Austria trapiantò sulle coste adriatiche per opprimere la popolazione italiana”.
“Tifernosport” fu pubblicato nel 1929, per il decimo anniversario dell’Unione Sportiva Tiferno. L’associazione esprimeva la squadra di calcio cittadina, seguitissima dal pubblico nello stadio “Elia Volpi”, situato lungo l’attuale via Lapi a ridosso della palazzina Bini. Aveva anche sezioni di atletica e ciclismo.
Il periodico “Flamma et ala” sottolineò la presenza in città del Collegio Serafini. Noto a livello nazionale, offriva opportunità educative anche alla gioventù tifernate. Nel 1936 contava 168 alunni ospiti del Collegio, 6 semiconvittori e 113 esterni..
Benché l’ambiente religioso continuasse a servirsi della Tipografia Orfanelli del Sacro Cuore, la “Grifani-Donati” mantenne la stampa de “La Cieca della Metola” e fu prescelta da padre Fiorino dal 1932 per “Lo Svegliarino”, il “bollettino mensile della parrocchia di S. Pietro di Garavelle in S. Giovanni Battista e dei collegi serafici della Provincia di S. Francesco”. Lo seguì con grande cura “mamma” Leonida: “[…] amava sinceramente il nostro giornaletto, e molte volte – da espertissima tipografa – ne curava personalmente la stampa, specie quando si riportava qualche cosa di particolare importanza”.
La tipografia pubblicò anche dei numeri della Petite bibliothèque francaise pour les enfants italiens, collana di letture sussidiarie scolastiche con sede a Lucca e diretta dal prof. Giacomo Giacomini. E’ infine da ricordare il numero unico “Il Risparmio”, dedicato ai giovani tifernati dalla locale Cassa il “Giorno Mondiale del Risparmio” nel 1933.

L’estratto è una sintesi del testo in A. Tacchini, La Grifani-Donati 1799-1999. Duecento anni di una tipografia (1999).