“Tra i reticolati”, brano composto da Arcaleni in trincea.

In trincea

La vita del “maestrino” procedeva dunque intensa: organista in Duomo, insegnante nella scuola comunale, istruttore del coro e direttore della Banda. Anch’essa gli dava l’opportunità di cimentarsi nella composizione, che lo attraeva e per la quale mostrava indubbia creatività e facilità di esecuzione: nell’estate di quell’anno eseguì in piazza una sua mazurca, intitolata “Gemma”. Ma l’entrata in guerra dell’Italia, nel maggio del 1915, troncò bruscamente la vita culturale cittadina. Il richiamo alle armi svuotò gli organici delle associazioni. Anche le delicate dita che solevano accarezzare strumenti musicali dovettero abituarsi a premere il grilletto. Roberto si trovò dunque al fronte, benché da giovane lo avessero riconosciuto inabile al servizio militare per “deficienza toracica”.
Quando giunse l’ora della trincea, si ritenne fortunato: mentre i commilitoni andavano all’assalto, lui poteva restare in relativo riparo nell’ufficietto improvvisato in trincea. Si salvò invece per miracolo. All’arrivo in prima linea di un soldato con problemi di deambulazione, gli ufficiali decisero di affidargli la fureria, inviando Roberto in combattimento; al suo rientro dall’assalto, trovò la trincea devastata dal bombardamento nemico e l’ufficio centrato in pieno da un ordigno: triste sorte era toccata al suo sventurato sostituto.
La maestria al piano gli valse spesso l’opportunità di evitare la vita di trincea. Gli ufficiali avevano bisogno di un bravo pianista per il loro circolo; la durezza della guerra non soffocava le corde del sentimento e i graduati – almeno loro potevano permetterselo! – non volevano privarsi del sollievo della musica, specie se al piano sedeva un artista geniale ed eclettico come Roberto.

L’estratto manca delle note presenti nel testo Roberto Arcaleni “il Maestrino” (Scuola Grafica dell’IPSIA, 1995).