Il sindacato fascista

La penetrazione nel mondo del lavoro ebbe modo di dispiegarsi compiutamente solo dopo gli accordi di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925, che garantirono al sindacato fascista il monopolio della rappresentanza dei lavoratori. Il mese successivo la Federazione Umbra Sindacati Fascisti inviò a Città di Castello l’attivista Mendes Borghesi. Trovò un ambiente ancora refrattario, specialmente nelle categorie precedentemente organizzate dalla sinistra. “Polliceverso” aveva ammesso che i ferrovieri spesso boicottavano le assemblee del personale indette dai fascisti e che era arduo spezzare “quel cerchio di diffidenza creato artificiosamente dagli apostoli detronizzati”. Nel contempo preoccupava la riluttanza di diversi agrari a rispettare gli accordi del 1923: “non poche infrazioni si commettono da parte dei proprietari al patto colonico accettato”.

In poche settimane Borghesi ottenne successi considerevoli. Costituì il sindacato fascista dei tipografi, i quali, “vinta qualche diffidenza” – scrisse trionfalmente “Polliceverso” -, accettarono di porsi “sotto l’egida di quella disciplina che oggi raccoglie tutto il popolo italiano guidato dall’Uomo che la Provvidenza ci portò quando sembrava che tutto fosse perduto”. Inoltre sciolse la sezione del Sindacato Trasporti Secondari: per i fascisti significò il “crollo definitivo di quella che fu un’organizzazione sovversiva e settaria” e il “ravvedimento di molti elementi già fuorviati da false ideologie”. A fine anno il Fascio poté vantare di aver già fondato 17 sindacati, con 1.300 iscritti, e di aver definitivamente conquistato la roccaforte “rossa” dei ferrovieri: “i migliori elementi sono passati ai nostri organismi”.

Mendes Borghesi rimase segretario di zona dei sindacati fino al dicembre del 1926, quando la sua  efficace azione nell’Alta Valle del Tevere gli valse la nomina alla segreteria provinciale dei sindacati fascisti dell’industria. Riuscì anche a organizzare i coloni di aree rurali con solida tradizione socialista. Nel gennaio del 1927 gli subentrò Alessandro Tommasini Mattiucci: anche per lui la pur breve esperienza sindacale di Città di Castello avrebbe rappresentato il trampolino di lancio per una brillante carriera nella Confederazione Nazionale Fascista dell’Agricoltura…

 

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