Si ha traccia di “ombrellari” – fabbricanti o semplici riparatori di ombrelli – in pochi documenti del XIX secolo. Il Rollo de’ contribuenti all’inizio del 1851 ne segnalava tre: Tito Moretti, Enrico Poli e Angelo Puletti. Su Poli e Puletti si legge: “Possono questi due fabbricatori considerarsi meramente braccianti, e giornalieri, lavorando essi stessi senza garzoni". Poli lasciò la città proprio in quel periodo. Ne rilevò la bottega Ermenegildo Gigli, originario di Sansepolcro.
L’artigiano più importante era senz’altro Moretti. Produceva ombrelli "di ordinaria qualità e d’incerato". Nei primi anni Cinquanta gli venne attribuita una tassa annuale di esercizio tra gli 80 baiocchi e i due scudi. Ma anche la sua bottega non durò a lungo; nel 1856 figurava cessata.
L’unico ombrellaio attivo a Città di Castello di cui si abbia notizia nell’ultimo scorcio dell’Ottocento era il figlio di Ermenegildo Gigli, Nereo.
Nel Novecento si è dedicato agli ombrelli un artigiano proveniente da Monte San Savino, Celso Sensini (1896-1961). Questo ambulante – ricordano i più anziani – “arcomìdèa j ombrèli m piaza, con m banchettino”. Si appostava all’angolo fra “piazza di sopra” e corso Vittorio Vittorio Emanuele II, sotto palazzo Cappelletti. Teneva un banchetto con un foro centrale, dove collocava l’ombrello per meglio ripararlo: gli cambiava le stecche e i manici rotti e applicava delle coperture in tela intorno alla punta, dove più facilmente si scuciva o si rompeva. Nel 1922 Sensini finì con il sistemarsi in città. Si dedicò più che altro al commercio di ombrelli – se ne riforniva a Figline – e di articoli vari; per diverso tempo fabbricò le tende cerate di cui abbisognavano i venditori ambulanti per i loro banchi 5. Il suo negozio era all’angolo tra le vie del Popolo e Plinio il Giovane; il laboratorio per la fabbricazione delle tende cerate si trovava in via Guelfucci.
Gli estratti dal volume Artigianato e industria a Città di Castello tra ‘800 e ‘900 mancano delle note