Esercitazione di laboratorio nella nuova sede di via San Bartolomeo.
Lezione in classe nella nuova sede.
Mensa per gli allievi.
Squadra di calcio della Scuola.

Gli anni della ricostruzione

Nell’immediato dopoguerra l’Opera Pia “Bufalini” si dette un nuovo presidente, Elio Nicasi. Ricoprì l’incarico dal gennaio 1945 al giugno 1949. Al suo fianco, nel consiglio, il ragioniere Sante Meocci, un sangiustinese di grande esperienza amministrativa, da sempre vicino alla Scuola.

La provvida scelta, tra il 1943 e il 1944, di riprendere in gestione diretta il patrimonio rustico permise all’Opera Pia di far conto su importanti risorse per finanziare il rilancio della Scuola. Sebbene una parte cospicua della rendita fosse assorbita dalla necessità di ricostituire il capitale bestiame asportato dai tedeschi e da lavori di riparazione e di miglioria della tenuta di Santa Fista, fino all’anno scolastico 1946-1947 oltre tre quarti delle spese della Scuola furono coperte dai proventi della proprietà agricola.
Gli allievi tornarono ad affluire alla “Bufalini” in gran numero: i 152 studenti dell’immediato dopoguerra divennero ben 271 del 1948-1949, tra i corsi diurni e serali di Città di Castello e quello preparatorio di Sangiustino. Tanta era la richiesta, da dover effettuare un esame di ammissione per selezionare gli iscritti. Riempiva di soddisfazione la motivazione dei giovani, le sui assenze erano limitatissime, nonostante la difficoltà di raggiungere la Scuola anche da località distanti.
Intanto erano ripresi i lavori per il completamento della sede di Via San Bartolomeo. Divenne agibile per l’attività didattica dal 6 ottobre 1948. Allora gli studenti erano 133, meccanici e falegnami; oltre ad essi, frequentavano i corsi serali altri 85 allievi. Più lentamente, invece, procedeva la costruzione del laboratorio di Sangiustino.
Dal punto di vista della formazione professionale, la “Bufalini” divenne il punto di riferimento soprattutto di quei giovani che non potevano, o volevano, proseguire gli studi dopo la scuola elementare e abbisognavano delle competenze per inserirsi presto e bene nel mondo del lavoro. Era in particolar modo un azienda in grande espansione come la “Francesco Nardi & Figli” ad assumere apprendisti meccanici e con essa la Scuola mantenne un legame di stretta collaborazione.
Nel 1948 la gestione della Scuola comportò uscite per L. 3.859.354, coperte per meno del 2% dal Consorzio Provinciale per l’Istruzione Tecnica, per il 22,5% dai proventi dei lavori conto terzi dei laboratori interni, per circa il 17% dal contributo dell’INAPLI, contributo modesto, ma che comunque autorizzava a rilasciare un certificato di lavoro riconosciuto in ogni ambito. Restavano dunque a carico dell’Opera Pia circa il 59% delle spese totali. Onere che cominciò a pesare sempre di più, anche per l’indebitamento cui avevano costretto gli investimenti nella proprietà agricola e il cantiere della nuova sede.
Mentre dunque si addensavano nuove nubi sul futuro, fu richiamato alla presidenza dell’Opera Pia il fondatore della Scuola, Giulio Pierangeli. Vi sarebbe rimasto dal giugno 1949 fino alla morte, avvenuta il 12 agosto del 1952.L’avvocato tifernate si rivolse al sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Carlo Vischia, che ben conosceva, e ottenne un contributo ministeriale di due milioni che garantì la tranquilla sopravvivenza della “Bufalini”. Risale a quel periodo anche un’apprezzabile sovvenzione dell’INAPLI per arricchire la dotazione dei laboratori. Un altro contributo dell’INAPLI dette l’opportunità di riavviare il corso serale e festivo per operatori edili di disegno e stuccatura. Era stato soppresso sia per i problemi finanziari, sia per la difficoltà a sostituire il capomastro e istruttore Bernardo Andreoni, deceduto nel 1946.