Nelle immagini, esercitazioni degli allievi nei laboratori per operatori edili, falegnami e meccanici saldatori.

Fucina di operai

Il Centro di Addestramento Professionale della “Bufalini” seppe rispondere alle attese. Divenne ancor più l’approdo di quanti nutrivano l’ambizione, solo apparentemente modesta, di trovare lavoro innanzitutto, e di trovarlo in una fabbrica della zona. Per le tante famiglie rurali che intendevano inurbarsi, o i cui poderi non garantivano un futuro occupazionale ai figli, poter far loro apprendere il mestiere di operaio significava emanciparsi da una vita di duro lavoro e di scarse soddisfazioni materiali.

Non fu un successo di poco conto il poter esibire che tutti i diplomati della “Bufalini” dell’anno scolastico 1961-1962 – 173 meccanici, 39 falegnami e 43 muratori – avevano in poco tempo trovato lavoro. Nel 1962 frequentarono 362 ragazzi: 197 parteciparono al corso per meccanici, con richieste di ammissione sempre superiori ai posti disponibili; 43 al corso per ebanisti e 22 a quello per muratori. Per questi due corsi cominciavano invece a manifestarsi serie difficoltà di reclutamento. Vi furono poi i corsi serali, con 60 disegnatori tecnici e 40 muratori, e il corso settimanale di disegno di San Giustino, con 40 allievi.
Della crescita della popolazione scolastica della “Bufalini”, specie di quella proveniente dalla campagna e dalle frazioni, porta testimonianza anche il lievitare del numero degli allievi che godettero di refezione scolastica gratuita, da gennaio ad aprile: furono un centinaio nel 1951, 133 nel 1955, 200 nel 1960, 240 nel 1963. Né si limitò a questo lo sforzo assistenziale della Scuola, frequentata da molti giovani indigenti: distribuiva gratuitamente libri di testo e materiale didattico e non richiedeva tasse di iscrizione.
Sulla Scuola gravò per tre anni anche l’onere dei corsi complementari per apprendisti. Nel tentativo di ridisciplinare l’apprendistato, il Ministero del Lavoro chiedeva di fornire una qualificazione più elevata, che coniugasse istruzione pratica e teorica e desse un completamento formativo alla crescita professionale. Nel 1959-1960 frequentarono questi corsi 150 allievi, tra meccanici, falegnami, edili, cartotecnici, tipografi, decoratori e disoccupati. Successivamente vennero effettuati nelle aziende.
Per quanto fosse evidentemente produttiva l’attività dei Centri di Addestramento Professionale, il Ministero del Lavoro cominciò a lesinare nei finanziamenti. Nel 1962 la “Bufalini” chiese che “fossero approvati tutti i corsi richiesti e non fosse operata la falcidia come nell’anno precedente”.
A partire dal 1964-1965, il Ministero del Lavoro impose una durata biennale, non più triennale dei corsi. La novità fu subita dalla “Bufalini”, perché costrinse a radicali e non gradite modificazioni della didattica.