Francesco Pais

Figlio del sardo Niccolò e della tifernate Assunta Lensi, Francesco Pais era nato a Roma nel 1892. Quello che conosciamo della sua vita, prima che si stabilisse definitivamente a Città di Castello, l’ha lasciato scritto Giuseppe Tacchini, che fu suo allievo:

“A diciotto anni si arruolò volontario nel Genio, prestando servizio nel reparto fotografi. Trasferitosi in Cirenaica vi apprese le prime nozioni sulla fotografia, mostrandosi sensibile al paesaggio africano, collezionando una serie di fotografie di costume e di ambiente di quei luoghi. Congedatosi nel 1918, nel 1922 emigrò in Argentina e lì, come operatore di uno studio fotografico di Buenos Aires, completò la sua personalità di professionista. Nel 1925 tornò in Italia, portandosi il suo apparecchio 18×24 da ‘campagna’ a lastre”.

Tacchini racconta inoltre che Pais inizialmente avviò l’attività a Città di Castello “sviluppando e stampando in un angusto sottoscala di via XI Settembre”. Quindi, nel 1927, aprì il suo Studio Fotografico Moderno.

Pais seppe guadagnarsi subito una fedele clientela, sia di privati, sia di enti pubblici. Proprio il fatto che gli enti locali e le imprese ricorressero preferibilmente a lui, e che questi abbia conservato gran parte delle lastre e dei negativi della sua attività, ha fatto sì che ci resti una copiosa e qualificata documentazione della storia di Città di Castello dell’epoca fascista e del dopoguerra. Troviamo il timbro “Premiato Studio Fotografico Moderno” in immagini che ricordano le manifestazioni salienti del regime fascista localmente, con l’intensa attività delle Opere nazionali Balilla e Dopolavoro; che testimoniano delle iniziative promosse dal mondo cattolico, dalla Cassa di Risparmio e da scuole con forte radicamento in città, come la Scuola Operaia “Bufalini” e, dal 1940, la Scuola di Avviamento e Tecnica per le Arti Grafiche; che costituiscono i pressoché unici ricordi fotografici che ci restano, di quel periodo, della fiorente industria tipografica tifernate e di aziende in straordinaria espansione come la Fattoria Autonoma Tabacchi e l’officina per la produzione di macchine agricola “Francesco Nardi & Figli”.

Una documentazione che diventa ancora più capillare negli anni della seconda guerra mondiale. Fu lui, nel 1942, quando ancora l’Italia nutriva speranze di vittoria, a seguire passo passo le visite delle autorità che giungevano a inaugurare opere pubbliche, e a fotografare da ogni angolo di “piazza di sopra” la spettacolare trebbiatura del grano coltivato negli “orti di guerra”, assurti a simboli della capacità di resistenza della nazione. E fu Pais, quando il conflitto investì la valle, a documentare i danni dei bombardamenti del 1944, a ritrarre i volti dei tedeschi di stanza in città e, a liberazione avvenuta, quelli raggianti dei partigiani della Brigata Proletaria d’Urto San Faustino e dei britannici vincitori.

 

 

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