Il direttore Giuseppe Gonzales illustra i programmi della Scuola.
Premiazione di un allievo alla presenza del vescovo Cesare Pagani.
Convegno alla "Bufalini" sulle strategie dell'istruzione professionale: parla il presidente Giuliano Giombini.

Formazione professionale, “Bufalini” e Regione Umbria

Nel 1970, quando nasceva la Regione Umbria, nella provincia di Perugia operavano 8 istituti professionali statali per l’industria e l’artigianato, con 29 sedi coordinate, e 14 Centri di Addestramento Professionale sovvenzionati, come la “Bufalini”, dal ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Tra i Centri di Addestramento Professionale, la “Bufalini”, con 196 allievi meccanici, falegnami ebanisti e muratori polivalenti, era il principale della provincia.

Il presidente dell’Opera Pia, Umberto Decenti, e il direttore della Scuola Operaia, Olivo Ganganelli, così descrissero le caratteristiche sociali della popolazione studentesca dell’istituto: “Il 70% degli allievi della ‘Bufalini’ proviene da famiglie di lavoratori agricoli, mentre il restante 30% proviene da famiglie di operai dell’industria e di altri settori. Non sono affatto presenti allievi provenienti dal ceto medio e neppure dall’artigianato”. Anche per le loro basi sociali – scrisse Ganganelli – “la preparazione di base posseduta dalla maggioranza degli allievi all’inizio dei corsi è in generale molto scarsa”. Pertanto il lavoro didattico degli insegnanti per far acquisire agli allievi dignitose capacità logiche ed espressive incontrava “ostacoli a volte insormontabili”. Eppure proprio in questo eccellevano i docenti della “Bufalini”, le cui “spiccate capacità di penetrazione psicologica” permettevano di instaurare fra gli allievi e fra essi e il corpo insegnante il giusto clima per favorire i processi di apprendimento e di socializzazione. A ciò giovava la prolungata attività di laboratorio, peculiare alla Scuola Operaia. Scrisse ancora Ganganelli: “In laboratorio invece l’acquisizione delle nozioni fondamentali avviene in un ambiente che presenta delle spiccate caratteristiche comunitarie e che perciò stimola un rapporto e un confronto continuo fra i giovani e dei giovani con l’insegnante. C’è inoltre da rilevare che in laboratorio anche le nozioni più apparentemente teoriche vengono acquisite attraverso una attività basata prevalentemente su operazioni manuali, che non per questo impegna meno l’intelligenza […]”.
La delega alle regioni, da parte del Ministero del Lavoro, della funzione di approvazione e finanziamento dei corsi di formazione professionale avvenne nel 1972. La Regione Umbria l’assunse con la legge n. 20 del 18 agosto 1972. La Scuola stava per iniziare l’anno scolastico 1972-1973 con 95 allievi iscritti alle sole prime classi, dimostrando di recitare ancora un ruolo insostituibile nel campo dell’avviamento al lavoro dei giovani. Proprio per questo suscitò preoccupazione l’iniziale titubanza della Regione a finanziare i corsi professionali promossi da enti privati. Si susseguirono intensi e nervosi contatti politici, che convinsero gli amministratori regionali a dare fiducia a meritorie istituzioni come la Casa del Ragazzo di Foligno, l’Opera don Guanella di Perugia e, appunto, la “Bufalini” di Città di Castello.
Il 10 settembre 1973 l’Opera Pia rinnovò il consiglio di amministrazione. Presieduto da Giuliano Giombini, sarebbe rimasto in carica fino al 1993. Nell’incarico di direttore-coordinatore della Scuola Operaia, ad Olivo Ganganelli, in carica dal 1966, subentrò nel 1974 Giuseppe Gonzales. Segretario dell’ente rimase Corrado Rossi. Allora costituivano il personale otto istruttori pratici e sei teorici, un assistente tecnico, due addetti ai servizi ausiliari, un applicato di segreteria e il direttore, per un totale di 19 unità.