Carlo Lignani, a sinistra, e Angelo Rosini.
La sede delle Opere Pie Muzi Betti costruita nel 1955 per celebrare i 100 anni della Cassa.

Economia e credito negli anni Cinquanta

La presidenza di Carlo Lignani si protrasse per tutti gli anni ’50: un decennio complesso, attraversato da profonde trasformazioni economiche e sociali. Vennero al pettine i nodi irrisolti di un’agricoltura arretrata e di un’industria e un artigianato imbrigliati dalle difficoltà finanziarie.
Le campagne cominciarono a spopolarsi, specie sulle alture; aumentarono i residenti in città, ma molti altotiberini dovettero emigrare per le modeste prospettive occupazionali che offriva il territorio.
La Cassa continuò a incrementare i depositi e a rafforzare la sua solidità. Ma mentre la crescente domanda di denaro testimoniava di un’economia in espansione, la “stretta creditizia” rischiava di far venir meno le necessarie risorse finanziarie all’iniziativa privata, vanificando le aspettative di sviluppo. Inoltre le attenzioni dell’istituto continuarono a rivolgersi in modo particolare alle vicende dell’agricoltura, rimarcando il “carattere eminentemente agricolo” dell’Alta Valle del Tevere. La Cassa sostenne con convinzione gli sforzi di ammodernamento dell’agricoltura e stanziò fondi considerevoli per mutui a consorzi irrigui.
Più problematico fu il rapporto della Cassa di Risparmio con le imprese industriali e artigianali. Non andò molto oltre un indirizzo di piccoli prestiti cambiari alla piccola industria e agli artigiani.
Nel 1955, l’impronta più tangibile lasciata per il suo centenario fu il nuovo edificio per l’orfanotrofio maschile, costruito a sue spese nel complesso dell’Opera Pia Muzi Betti.

Intanto prendeva forma un costruttivo confronto politico sulle prospettive economiche e sociali della città e della valle.