“Castelluccio”

Castelluccio, romanzo, Petruzzi Editore, Città di Castello 2009, pp. 172.
Tutto avrei pensato, tranne di scrivere un romanzo umoristico. Il fatto è che gli studi di storia mi inchiodano all’oggettività di eventi, dati e personaggi. Non ammettono divagazioni, slanci di fantasia, libertà espressiva.
Così va a finire che più racconti la storia, più senti il bisogno di raccontare anche qualcos’altro, che ti nasce dentro e ti si agita di continuo finché non gli dai forma.
“Castelluccio” diventa quindi ricettacolo di ricordi e di fantasie, una storia finta ma piena di verità, con personaggi inventati e tuttavia possibili; in uno scenario che potrebbe essere un qualsiasi borgo della provincia italiana; in un’epoca che è quella di ideologie che crollano, di miti antichi sovrastati da nuove mode, di una politica che esprime in forme nuove i sogni, e i vizi, di sempre.
Scrivere “Castelluccio”, ironizzando con tono, credo, bonario sulle incongruenze del nostro mondo, ha aiutato innanzitutto me a sorriderci su, a capire che non si può prendere esageratamente sul serio ciò che in fondo è frutto di una mente umana assai fallibile, che dovremmo andar cauti nei giudizi e prendere la vita con salutare distacco. Senza tuttavia rinunciare a quegli ideali, a quella tensione etica e a quello spirito civico che alla vita danno senso.
Il volume, di 172 pagine, è disponibile in libreria al prezzo di Euro 13 o presso Petruzzi Editore (info@petruzzistampa.it).