1946 – Comunali

Gli italiani – per la prima volta anche le donne – tornano a votare in libertà dopo la dittatura fascista. Lo fanno per dare un’amministrazione eletta dal popolo a città che stanno affrontando i gravi problemi del dopoguerra e della ricostruzione. Per il loro carattere puramente amministrativo, le elezioni non sono troppo condizionate dai fattori ideologici. A Città di Castello ottengono un’ampia maggioranza relativa i socialisti, che erano alla guida dell’amministrazione nel marzo 1921, quando lo squadrismo fascista li costrinse alle dimissioni. La Democrazia Cristiana si attesta sul 28% dei voti, il Partito Comunista sul 22%. Un tifernate su dieci vota per i partiti laici, il Repubblicano e il Liberale. I seggi in consiglio comunale sono così ripartiti: 17 al PSI, 9 al PCI, 11 alla DC, 2 al PRI, 1 al PLI.
In allegato, il riepilogo statistico dei dati elettorali…