Scipione Lapi

Scipione Lapi (1847-1903), illustre tipografo ed editore tifernate, dette molto alla città, alla valle e alla cultura italiana.
Come ingegnere – si laureò ingegneria a Pisa -, progettò strade (su tutte, insieme al collega Italiano Bezzi, quella da Città di Castello ad Apecchio), la Villa De Cesare e altri importanti interventi urbanistici nel centro urbano (l’allargamento di via XI Settembre presso l’odierna piazza Magherini Graziani, il trasferimento della pinacoteca e biblioteca comunale a San Filippo). Ma, soprattutto, insieme all’ing. Leopoldo Gigli progettò il tracciato della Ferrovia Appennino Centrale, che da Arezzo solcava la valle in direzione di Fossato di Vico. Né si limitò a questo; fu tra i più convinti assertori della ferrovia, che rompeva finalmente l’isolamento dell’Alta Valle del Tevere, e ricoprì l’incarico di segretario del comitato promotore.
In quegli anni Lapi era anche professore di matematica nella Scuola Tecnica. Resistette fino al 1891, quando il carico di impegni lo indusse a dimettersi. Infatti nell’ultimo decennio del XIX secolo lo elessero sia consigliere comunale che provinciale.
Si distinse anche in ambito culturale e ricreativo: partì da lui l’idea di fondare in città il Circolo Tifernate, che presiedette per alcuni anni. L’ambizione dei promotori era quella di arricchire la vita sociale e culturale locale, a quell’epoca assai floscia.
Un uomo tanto dinamico accompagnò per mano la crescita di Città di Castello nell’ultimo trentennio dell’Ottocento. Grazie a lui non tramontarono le prospettive di sviluppo industriale. All’epoca della fondazione dello Stabilimento Tipo-Litografico Lapi esistevano in città sette cappellerie, che avevano buona fama nel centro Italia, una filanda Palazzeschi e un lanificio: per il resto operava un artigianato molto frammentato, che viveva alla giornata e produceva per l’autoconsumo locale. Poi le cappellerie e le altre aziende del settore tessile avrebbero subito un drammatico ridimensionamento. Fortunatamente la crescita della “Lapi” andò di pari passo con la decadenza di queste industrie.
L’eredità lasciata da Lapi fu per Città di Castello di incalcolabile valore. Grazie alla sua attività editoriale quest’angolo un tempo emarginato dell’Umbria si fece conoscere a livello nazionale: centinaia di titoli – molti dei quali di autori importanti – portavano impresso in copertina la dicitura “Stabilimento Lapi Città di Castello”. Ed era considerato un marchio di qualità, perché proprio nella qualità Lapi seppe investire con coraggio e con profitto.
Lapi seminò localmente mentalità industriale, competenze professionali e spirito imprenditoriale. Si deve a lui lo straordinario sviluppo che l’industria poligrafica tifernate ha avuto nel XX secolo.
Sulle vicende della sua Tipo-Litografia, si veda la sezione del sito Artigianato e industria / Industria tipografica.

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